My Generation. Serata dedicata al film che racconta la Swinging London degli anni 60.
dalle ore 19
selezioni musicali a cura di MoM 1969 (original sixities soundtrack)
ore 21.30 proiezione di
My Generation di David Batty
(Regno Unito/2017/85′)
Con il prezioso contributo di DAVID BAILEY, MICHAEL CAINE, PAUL McCARTNEY, MICK JAGGER, KEITH RICHARDS, ROGER DALTREY, MARIANNE FAITHFULL, DAVID PUTTNAM, MARY QUANT, TWIGGY
Londra degli anni Sessanta: l’esplosione della cultura pop, la Beatlemania, la minigonna, la fame creativa. Le barriere culturali crollano e fa la sua comparsa una generazione completamente nuova: anticonvenzionali, ribelli, pieni di energia, non fanno parte di una élite aristocratica ingessata e lontana dalla realtà. Sono i giovani della working class. L’attore premio Oscar® Michael Caine ci porta per mano nella mitica Swinging London alla riscoperta degli artisti che fecero grande quella stagione culturale, dai Beatles a Twiggy, dal fotografo David Bailey a Marianne Faithfull, dai Rolling Stones alla stilista Mary Quant, creatrice della minigonna. Per raccontare con ritmo e immagini travolgenti una stagione creativa irripetibile.
Mchael Caine è la star cinematografica più importante e più versatile che la Gran Bretagna abbia mai prodotto” (Daily Telegraph). Il film racconta l’intensa storia dell’esplosione della cultura pop negli anni ’60 attraverso gli occhi del più grande attore vivente della Gran Bretagna. Michael Caine introduce il film nel cuore monocromatico ed abbottonato di Londra agli inizi degli anni ’60, in un mondo segnato dalle difficoltà economiche, con il razionamento della Seconda Guerra Mondiale terminato solo sei anni prima. “Crescendo a Londra io e i miei amici eravamo abituati a sentire i nostri genitori parlare dei bei vecchi tempi”, riflette Caine nella sua voce inconfondibile. “Noi ci chiedevamo ‘Cosa c’era di così bello di quei giorni?’”. Negli anni ’60 a Londra si è formata una nuova generazione. Sono energici, ribelli e pieni di speranza, e sono questi giovani uomini e donne, in particolare della classe operaia, che erano destinati ad avere un enorme impatto sulla cultura popolare, mentre le barriere crollavano e il mondo si dirigeva verso il decennio più turbolento del secolo. Michael Caine nel 1960 aveva 27 anni, era un astro nascente del cinema inglese ed un giovane uomo che si apprestava ad entrare in una tempesta perfetta. Con un bagliore negli occhi, Caine spiega come ha cambiato il suo nome per arrivare a recitare. Il documentario si trasforma in uno splendido technicolor mentre la rivoluzione culturale prende slancio e veniamo trascinati nel movimentato e gioioso mondo della Londra della metà degli anni ’60. La Beatlemania, le minigonne, la pop art, un’era segnata dalla nascita dei primi fotografi famosi, registi e creativi pubblicitari, persone creative che sposarono il mondo in fermento dei mass media con risultati strabilianti. Ruoli in film come ‘Alflie’ (1964), ‘‘Un colpo all’italiana’ (1969) e ‘I lunghi giorni delle aquile’ (1969) resero Michael Caine una star cinematografica a livello globale. Ma in ‘My Generation’ rivela quanto fu fortunato ad assicurarsi il suo primo debutto in ‘Zulu’ (1964), e di come molte altre figure fondamentali degli anni ’60 dovettero lottare solo per farsi notare nell’ambiente. Il panorama di quell’era viene alla luce mentre ascoltiamo Caine che parla con gli Who, i Beatles, Twiggy, Marianne Faithfull e Mary Quant, oltre alle icone creative come David Hockney, Brian Duffy, Barbara Hulanicki (BIBA), Jean Shrimpton, Keith Richards e David Bailey. ‘My Generation’ include scene nuove e originali di Caine mentre visita i vecchi luoghi della sua infanzia e gioventù nel West End, The Kings Road, lungo il fiume Tamigi e fino al leggendario nightclub di Leicester Square The Ad Lib, dove i Beatles e i Rolling Stones si esibivano e dove Rudolph Nureyev imparò come fare il twist. Queste scene sono intrecciate con materiale mai visto di Bailey che fotografa Jean Shrimpton, Vidal Sassoon che spiega le sue acconciature innovative, Mary Quant mentre taglia del tessuto, David Hockney che crea la sua arte e soprattutto i Rolling Stones mentre si preparano per il loro storico concerto di Hyde Park, nei giorni che seguirono la tragica morte del loro chitarrista Brian Jones. Le speranze di queste giovani brillanti stelle cominciarono ad affievolirsi con l’arrivo delle droghe nelle comunità creative di Londra e la decade volse al termine. Ma ormai il mondo era cambiato per sempre. Caine è un attore di serie A di Hollywood e questo straordinario film è un temporaneo sguardo indietro alla Londra che è stata in un’era molto lontana da cellulari e computer: “Non messaggiavamo tra di noi. Ci parlavamo faccia a faccia e questo è ciò che ha generato creatività, perché le persone potevano incontrarsi e scambiarsi idee”. ‘My Generation’ è la testimonianza di un’era memorabile e di un uomo altrettanto memorabile. LA STORIA DELLA PRODUZIONE ‘My Generation’ narra l’intensa e motivante storia dell’esplosione della cultura pop negli anni ’60 attraverso gli occhi della leggenda inglese, vincitore di Oscar® e BAFTA®, Michael Caine. Caine stesso racconta ed appare al fianco di Beatles, Twiggy, David Bailey, Mary Quant, The Rolling Stones, David Hockney e molti altri nomi iconici, accompagnati da una colonna sonora delle più grandi hit dell’epoca. ‘My Generation’ è stato accuratamente montato da un team stellare di archivisti, sceneggiatori e produttori per includere gli episodi salienti di quel decennio turbolento con il contributo di molti dei suoi protagonisti. L’idea per il film nacque sei anni fa quando Caine entrò in contatto con l’imprenditore dell’entertainment Simon Fuller. Caine è uno dei soli due attori nominati per un Academy Award in ogni decennio dagli anni ’60 agli anni 2000 (l’altro è Jack Nicholson). “Michael è un uomo eccezionale”, dice il regista David Betty. “Non è solo l’attore inglese più amato e celebrato, è stato parte di ciò che è accaduto negli anni ’60. È stato un periodo incredibile ed il film cattura lo spirito ribelle di quegli anni; Michael voleva che il pubblico sapesse cosa lui ed altri hanno superato anche solo per essere visti e sentiti”. “Questo è un film che cattura l’essenza degli anni ‘60”, aggiunge il produttore esecutivo James Clayton. “Ed è stata l’amicizia di Michael con Fuller, la chimica che esiste tra loro, a portare in vita il progetto”. ‘My Generation’ racconta la storia degli anni ’60 attraverso gli occhi dell’attore vivente più grande ed amato d’Inghilterra, Sir Michael Caine. Dopo aver lavorato in teatro ed in TV negli anni ’50, il ruolo di debutto di Michael Caine nel cinema fu in ‘Zulu’ (1964), il primo film che catturò il fascino, il bell’aspetto e la versatilità di quell’uomo che da allora è diventato famoso ed amato da fan del cinema in tutto il mondo. Negli anni ’60 è arrivato al successo attraverso i film ‘Ipcress’, ‘Alfie’, ‘Gambit – Una truffa a regola d’arte’ e ‘I lunghi giorni delle aquile’ fra gli altri. Caine voleva un film che riflettesse le sfide che la giovane classe operaia affrontava: “A scuola ci insegnavano a rispettare i nostri superiori”, dice Caine. “Ma non ho mai capito chi dovessero essere. Non ho mai visto nessuno dei miei superiori. Ho visto un sacco di eguali, ma non ho mai visto superiori”. Così nacque l’idea del film; la storia di una giovane generazione che si confronta con il potere stabilito con la colonna sonora della più grande musica mai registrata. Il primo passo fu di concordare una struttura e come raccontare la storia di come questo decennio memorabile si è sviluppato attraverso gli occhi del giovane Michael Caine, così si rivolsero a Dick Clement e Ian La Frenais, sceneggiatori celebri per aver dato forma a successi come ‘Whatever Happened to the Likely Lads?’, ‘Aud Wiedersehen Pet’ e ‘Porridge’. Clayton spiega: “Dick e Ian salgono a bordo del progetto con un incredibile pedigree. Capiscono come scrivere un successo cinematografico o televisivo ed hanno una grande sensibilità verso quel periodo. Era chiaro che Michael volesse raccontare la sua personale storia dalla prospettiva della classe operaia, ma doveva essere completamente autentico”. Con gli sceneggiatori a bordo, cominciò la ricerca di un film-maker, un abile regista di documentari con una conoscenza intima dell’epoca e l’abilità di portare sullo schermo dramma, colore ed emozione. Con un incontro fortuito tra Dick Clement e il regista inglese nominato agli Emmy David Batty arrivò la soluzione. “È stato uno di quegli incontri casuali”, ricorda Clement. “Incontrai David ad una festa e gli dissi che stavamo cercando un regista. Poi mi meravigliai del fatto che probabilmente ce l’avevo davanti!”. Nominato agli Emmy Awards, Batty ha raccolto plauso dalla critica e dal pubblico per il suo lavoro nei documentari per la TV raccontando la storia dal punto di vista di chi viveva e respirava il periodo, intrecciandolo con materiale d’archivio. “Ciò che mi attrae di un soggetto è l’umanità che esiste all’interno di una storia. ‘My Generation’ è la vera storia della vita di Michael, ma è anche la narrativa culturale di come la classe operaia salì alla ribalta per la prima volta e innescò un cambiamento sostanziale non solo a Londra, ma in tutto il mondo”, spiega Batty. “Non può essere raccontato in modo asciutto, perché quest’epoca a Londra ha creato tra la più edificante musica, cultura, arte in fotografia e design che il mondo abbia mai visto o sentito”. Con la ricchezza di aneddoti ed eventi degli anni ’60 con cui lavorare, Batty prese la decisione di rompere con la tradizione documentaria e di non usare presentatori o teste parlanti, ma di concentrarsi invece sul ricco e vario archivio filmato con Michael Caine attraverso gli anni ’60 e di sovrapporvi tracce audio di interviste con i protagonisti. “Con ‘My Generation’ stiamo cercando di far immergere le persone nel 1960 e da subito decidemmo di rimuovere tutti i dettagli tecnici che avrebbero potuto distrarre lo spettatore o fermare questa immersione”, spiega Batty. “È stata una scelta artistica perché cerchi di tenere il pubblico all’interno del momento storico degli anni ’60 e, non appena vedi qualcuno del presente, questo incantesimo si rompe. Il materiale con Michael Caine è l’unico viso contemporaneo dell’epoca a cui i realizzatori del documentario permettono di apparire sullo schermo”. Le riprese iniziarono in UK nel 2012 con Batty e Michael Caine a Londra, tra incontri con musicisti, artisti ed agitatori del periodo, anche se il tempo di Michael era centellinato data la necessità di partecipare alle riprese in non meno di dieci altre produzioni, tra cui ‘Il Cavaliere Oscuro’, ‘Interstellar’, ‘Kingsman’ e ‘Youth – La Giovinezza’. Batty coinvolse la giovane produttrice irlandese Fodhla Cronin O’Reilly, i cui precedenti lavori includevano il film ‘Lady Macbeth’ e il nominato all’Oscar® ‘Head Over Heels’. “È importante che questo film si rivolga ad un pubblico giovane”, commenta Clayton. “Fodhla è energica e dinamica; è stata un’aggiunta di inestimabile valore alla produzione”. “La Londra degli anni ’60 è uno sfondo grandioso per qualsiasi film”, aggiunge Cronin O’Reilly, “È un mondo pieno di persone appassionate che si ribellano ad anni di elitarismo e società intellettuale; una rivoluzione culturale. Come film-maker donna volevo andare più a fondo ed imparare di più su questi artisti radicali e dal pensiero libero”. Il team produttivo si espanse per includere i collaboratori abituali di Batty: il tecnico del montaggio Ben Hilton ed il produttore d’archivio James R.M. Hunt. Il messaggio agli archivisti fu semplice: “Semplicemente trovate il materiale migliore mai visto che esiste degli anni ‘60”. “Per chiunque si interessi della cultura pop, questo è il lavoro dei sogni”, dice Batty, “Abbiamo collezionato ben oltre 1.600 ore di materiale proveniente da UK, USA, Canada, Australia e Europa. E ci sono alcune perle. Un salto in avanti venne fatto quando vennero ritrovate ore ed ore di girato appartenenti al famoso film-maker di quegli anni Peter Whitehead, i cui lavori includono film con Caine, Mick Jagger, Julie Christie, i Rolling Stones ed altri. “E’ piuttosto impressionante. Dal talento che stava riprendendo allo stile con cui è stato fatto”, aggiunge Batty. “Quando hai tra le mani materiale esclusivo di questa qualità, il pubblico non può non essere completamente immerso”. Hilton è stato sposato ed ha avuto due figli mentre lavorava a ‘My Generation’: “Bisogna essere duri con se stessi o si diventa ossessionati dai dettagli. Volevo approcciare questo lavoro da una prospettiva artistica che seguisse ciò che le persone degli anni ’60 hanno davvero visto e provato sulla loro pelle, e come l’hanno vissuta attraverso tv o giornali. Volevo trasmettere com’era essere lì a quel tempo”. Fu Simon Fuller a decidere che il film includesse le migliori e più grandi canzoni del decennio, e così Tarquin Gotch si unì alla produzione, con un background lavorativo che include diverse colonne sonore di Hollywood, e cominciò ad assicurarsi diritti: “Tutti vogliono queste canzoni iconiche nei loro film, perciò i detentori dei diritti tendono ad essere bombardati di richieste e finiscono col diventare diffidenti, visto che giustamente sono preoccupati del retaggio artistico”, dice Gotch. “Ma con i nomi di Michael Caine e Simon Fuller sanno che questa è una faccenda seria”. Dopo cinque anni di scrupolosa ricerca, di riprese con oltre cinquanta interviste di troppo con personaggi chiave del tempo e di montaggio di migliaia di ore di materiale d’archivio, finalmente il film venne ultimato.