A declaration of love. Un uomo condannato a morte viene riconosciuto innocente e rilasciato dopo 22 anni nel braccio della morte. Ora deve affrontare una nuova sfida: sopravvivere alla libertà.
Mentre scorrono immagini subacquee, una voce maschile descrive l’orribile sensazione di sentirsi isolato, abbandonato dalla società, senza possibilità di riscatto. A seguire, chi parla, seguendo una lunga carrellata, svela alcuni sobborghi statunitensi e dettagli della propria biografia. Infine, a quella voce corrisponde il primo piano di un uomo coi capelli bianchi, visibilmente traumatizzato: è Curtis McCarty, che racconta sguardo in macchina la sua storia. Con precedenti di dipendenza, accusato senza prove dell’omicidio di una sua conoscente, avvenuto nel 1982, è stato fermato, sottoposto a violenza da parte della polizia, processato e nel 1985 condannato a ventidue anni da scontare nel penitenziario governativo dell’Oklahoma. Diciannove li ha trascorsi nel braccio della morte ma nel 2007 è stato rilasciato, dopo essere stato scagionato dall’accusa che gli aveva procurato la condanna a morte, perché da un’indagine era emerso che il perito incaricato del suo caso aveva falsificato le prove. Eppure il tempo della detenzione e il carico di stress post traumatico non si possono cancellare e non lasciano indifferenti chi osserva.
Per l’ingresso in sala è sufficiente indossare mascherine FFP2.
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