PROSSIMAMENTE
Agnès Varda, Didier Rouget
Un film di Agnès Varda, Didier Rouget. Con Agnès Varda, Sandrine Bonnaire, Nurit Aviv.
Titolo originale Varda par Agnès. Documentario, durata 115 min, colore - Francia, 2019 - Cineteca di Bologna.

Varda by Agnès. L’ultimo film della grandissima cineasta francese, protagonista della Nouvelle Vague assieme a Truffaut e Godard.  Cosa significa la ‘cine-scrittura’? Agnès Varda racconta se stessa e delinea la sua idea di cinema.

Agnès Varda si siede su un palco. Fotografa professionale, autrice di installazioni e soprattutto pioniera della Nouvelle Vague, è un’istituzione del cinema francese senza però essersi mai chiusa a nuove esperienze. In questo film offre un ritratto della sua attività utilizzando sequenze delle sue opere cinematografiche, foto e riprese delle installazioni senza rispettare necessariamente e sempre un ordine cronologico. Nella seconda parte focalizza l’attenzione sugli anni dal 2000 al 2018 mostrando il suo rapporto con le nuove tecnologie. Ci sono autori che hanno realizzato una minima parte di ciò che ha artisticamente prodotto Agnès Varda nella sua vita e già hanno monumentalizzato se stessi. Lei invece racconta, con lo spirito di chi ama meravigliare ma soprattutto provare meraviglia, ogni suo passo nel mondo della creatività, precisando sin dall’inizio che un’opera frutto della creatività non ha raggiunto il suo scopo se non viene condivisa con altri che la facciano propria, cioè con degli spettatori che, in particolare nel caso delle installazioni, divengano attori offrendo una loro lettura personale.
Varda ha la capacità di trasmettere anche concetti complessi con la massima semplicità e, soprattutto, di saper far convivere astrazione e realtà. Sa come cogliere l’essenza di un sentimento o come far percepire un’assenza che, per una notte, ridiviene presente grazie a un’enorme immagine su una pietra, ma anche guardare a persone nella loro quotidianità e pure, perché no, nel loro disagio esistenziale. Eccola allora ricordare il suo documentario su coloro che vanno a cercare tra gli avanzi lasciati da chi ha tenuto un mercato in una via o le patate scartate dalla raccolta nei campi. Oppure far percepire, con dei video inseriti in tre oggetti fondamentali, la precarietà e i bisogni di chi occupa case in abbandono perché non ha un tetto sotto cui vivere. Le sue patate utopiche che partono dall’averne trovata una a forma di cuore e aver poi avuto modo di riflettere su come, alla fine del loro ciclo vitale, diano origine a nuove infiorescenze, dicono molto della sua continua ricerca che guarda alla vita, consapevole delle sue precarietà (come lo era in Clèo dalle 5 alle 7) ma anche della sua forza positiva.