PROGRAMMAZIONE CONCLUSA
Michela Occhipinti
Un film di Michela Occhipinti. Con Verida Beitta Ahmed Deiche.
Titolo originale Il corpo della sposa. Drammatico, durata 94 min, colore - Italia, 2019 - Lucky Red.

Il corpo della sposa – Flesh Out. Mercoledì 8 Maggio ore 21.30 la regista Michela Occhipinti sarà al PostModernissimo per presentare il suo film, in concorso alla Berlinale  lo scorso febbraio. 

Ambientato in un’inedita Mauritania, Il corpo della sposa – Flesh Out, racconta la storia di Verida (l’esordiente Verida Beitta Ahmed Deiche), una ragazza moderna che lavora in un salone di bellezza, frequenta i social network, si diverte con le amiche. Quando la famiglia sceglie per lei un futuro sposo, Verida (come molte sue coetanee) si vede costretta a prendere peso affrontando il “gavage”, per raggiungere l’ideale di bellezza e lo status sociale che la tradizione del suo Paese le impone.
Mentre il matrimonio si avvicina a grandi passi, pasto dopo pasto, Verida mette in discussione tutto ciò che ha sempre dato per scontato: i suoi cari, il suo modo di vivere e – non ultimo – il suo stesso corpo.

“Qualche anno fa, guardandomi allo specchio, ho iniziato a vedere le prime rughe sul viso. Stavo invecchiando: la gioventù apparteneva al passato e non c’era molto che potessi fare, se non cercare di accettarlo con un po’ di saggezza e possibilmente di grazia. Da quel momento ho iniziato a osservare le donne intorno a me, rendendomi conto che molte sono all’eterna rincorsa della giovinezza a tutti i costi, ossessionate da modelli di bellezza folli, imposti e sempre relativi, arrivando spesso a dimagrire troppo o a gonfiare in modo innaturale i propri lineamenti, nel peggiore dei casi addirittura a sfigurarsi.
Così, d’istinto, è arrivata l’idea di fare un film che raccontasse in qualche modo questo paradosso (uno dei tanti) della parte di mondo in cui vivo. Poco tempo dopo mi sono imbattuta casualmente in un articolo sul fenomeno del gavage in Mauritania: donne che per essere considerate belle ed essere accettate dal futuro marito devono ingrassare. Ho capito subito di aver trovato quello che stavo cercando, una storia che raccontava lo stesso paradosso occidentale, ma al contrario. Nel 2012, durante il mio primo sopralluogo in Mauritania, ho visitato le maggiori città in cerca di giovani donne e ragazze che mi raccontassero la propria esperienza.
Ero già a caccia della protagonista e poco prima di ripartire ho conosciuto Verida. Il suo nome significa “unica”, e per me lo è davvero. Possedeva quello sguardo luminoso e speciale che stavo cercando, e aveva vissuto quella stessa esperienza che volevo raccontare nel film. Durante i successivi tre sopralluoghi, tra il 2016 e il 2018, ci siamo conosciute meglio, nonostante la difficoltà della lingua. Verida vive a Nouakchott, la capitale del Paese, che è un ponte tra il Maghreb e l’Africa nera. Un universo a sé, diversa da qualsiasi altra città di un continente con il quale ho un profondo legame. Mia nonna infatti è nata in Algeria, mio padre in Tunisia, mio fratello in Egitto, e io stessa ho passato parte della mia infanzia in Marocco e Congo.
Il corpo della sposa – Flesh Out è stato scritto sulla base delle esperienze di Verida e delle tante ragazze che ho incontrato. Volevo fare un film che potesse restituire la complessità di un fenomeno così poco conosciuto come il gavage, delle tante realtà ad esso legate (il dreg dreg, le fat farm, lo sbiancamento della pelle, i divorzi multipli, ecc…) e di una società molto diversificata, stratificata e difficile da penetrare come quella mauritana.
La Mauritania nel mio film funziona come un “altrove”, in opposizione al mondo da cui provengo e vivo, e tuttavia, nella sua paradossale inversione di una serie di rapporti, si trasforma in uno specchio che mostra il modo distorto in cui il corpo delle donne viene sempre percepito” (Michela Occhipinti).

Michela Occhipinti è nata a Roma nel 1968. Dopo aver passato parte della sua vita tra Roma, il Marocco, Hong Kong, il Congo e la Svizzera, nel 1991 si trasferisce a Milano e poi a Londra, dove inizia a lavorare nella produzione di documentari e pubblicità.
Dal 1995 vive a Roma. Nel 2003 viaggia per un anno in Sud America dove produce e dirige il suo primo documentario, ¡Viva la Pepa! (ridateci la Costituzione). Dal 2005 al 2007 collabora con Raidue, dirigendo alcuni reportage su questioni legate all’immigrazione. Nel 2008 gira Sei Uno Nero, documentario no-profit sull’apertura di una radio per la prevenzione di Aids e malaria in Malawi. Nel 2010 produce e dirige il documentario Lettere dal deserto (elogio della lentezza), presentato in oltre 80 festival in giro per il mondo. Il corpo della sposa è il suo primo lungometraggio.