La padrina. Tratto dal romanzo “La Daronne” di Hannelore Cayre, edito in Italia da Edizioni Le Assassine.
Patience (Isabelle Huppert), traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga, frustrata e annoiata da un lavoro duro e mal pagato, durante un’intercettazione viene a conoscenza dei traffici poco raccomandabili del figlio di una donna a lei cara. Decide così di dare una svolta alla sua vita e intrufolarsi nella rete dei trafficanti, per proteggere il giovane. Quando si trova tra le mani un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione e diventa La Padrina, una “trafficante all’ingrosso”. Fa esperienza sul campo e poi… riporta tutte le informazioni in ufficio al servizio della sua squadra!
«Ho molto apprezzato la storia, i toni e la tipologia di commedia/thriller [del libro, ndr]. Soprattutto ho visto in essa la possibilità di fare un ritratto romantico di una donna attraverso il grande ruolo svolto da Isabelle Huppert. Ho immaginato il contrasto tra lei con la sua corporatura minuta e questo mondo rude di poliziotti e spacciatori in Porsche Cayenne, che lei tratta in modo irriverente. […]
Nel frattempo Marc Irmer, che ha prodotto nel 2009 LEGAL AID, diretto da Hannelore Cayre, ha pensato a me per riadattare La Daronne. Mi è stato inviato il libro, che ho adorato. Quando incontrai Hannelore, mi disse che c’erano altri registi in lizza, ma tutti erano troppo focalizzati sull’aspetto thriller del film, facendo decadere il lato comico. Io invece ero molto più interessato nel bilanciamento di questi due generi, il che sembrò aggradarla. Le parlai di Huppert e per una fantastica coincidenza quando chiamai Isabelle, che stava arrivando nel suo luogo di villeggiatura, mi disse che aveva comprato il libro all’aeroporto, che l’aveva letto sull’aereo e che le era molto piaciuto. Ce l’avevo fatta! Iniziammo a lavorare così all’adattamento, al quale partecipò anche Hannelore.»- Jean-Paul Salomé
«Una commedia che è anche un thriller, o un thriller che è anche una commedia, tenuti insieme da una Isabelle Huppert immensa. Una Huppert che unisce virtuosismo – parla arabo per gran parte del tempo – e ironia, distacco e capacità di seduzione. Bella di una bellezza che vola sull’età senza toccar terra, una bellezza fatta di occhi blu, pelle immacolata e personalità. Soprattutto quella. Tu chiamale, se vuoi, fuoriclasse. La padrina di Jean-Paul Salomé è per metà una questione fra lei e lo spettatore. E per metà è questione di una sceneggiatura ben scritta, in cui piccoli e grandi colpi di scena muovono gli ingranaggi della storia, e in cui – nonostante certi personaggi caricaturali – non viene mai dimenticato il fattore umano.» – Giovanni Bogani, mymovies.it
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