Ricordi? Premio del pubblico nella sezione Giornate degli Autori alla 75a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Un’articolata storia d’amore fra lui e lei, entrambi insegnanti, raccontata attraverso i rispettivi ricordi, che spesso differiscono profondamente anche quando si riferiscono allo stesso avvenimento.
Procedendo a ritroso passo dopo passo i ricordi, più dei pensieri, formano un tessuto simile a quello di una partitura musicale, con note già scritte, passaggi lievi di sottofondo e stacchi potenti e rumorosi che ci fanno chiudere gli occhi e scuotere la testa. Diversi da come erano un attimo prima, i ricordi si abbattono su di noi sempre nuovi; in fondo è vero che le note sempre le stesse ma possono suonare ogni volta in maniera differente. Un ragazzo e una ragazza si incontrano e si innamorano, sono diversissimi, ma tutto funziona naturlamente. Si completano, non possono fare a meno l’uno dell’altra. In mezzo a loro, imperturbabile, c’è il tempo che rallenta e velocizza il mondo a suo gradimento. C’è l’attimo splendido che sfuma appena si mostra e non torna mai più, se non sotto forma di ricordo già sbiadito. È uno strano luogo la memoria, simile ai sogni in cui manca sempre un tassello. Cediamo sempre alla tentazione del passato, procediamo di ricordo in ricordo, ognuno di essi è composto da molteplici punti, infinite linee e diverse porte da cui accederci. Niente, purtroppo o per fortuna, è mai fermo o uguale.
Dopo sette anni di distanza dal suo Dieci Inverni, Valerio Mieli torna con Ricordi?
Non pensare subito all’eternal sunshine di Gondry è impossibile… ci sono immagini che si sovrappongono, piani temporali che si scontrano, mondi psichici accordati a colori emotivi, livelli della memoria capricciosi e mai decisi. Ritorna la dolce e terribile impossibilità di trattenere qualcosa nella sua purezza. Ma i protagonisti di Ricordi? al contrario di Joel e Clementine, non tentano mai di dimenticare, al contrario ricercano e frugano nel tempo come se fosse un gioco, alimentano e stuzzicano, forse per trattenere, per evitare che tutto cambi. Presente e passato si intrecciano. Il discorso affrontato potrebbe sembrare retorico ma Mieli si svincola facilmente da questo pericolo, tutto funziona senza sforzo. E quale strumento migliore per giocare col tempo? Il montaggio di Desideria Rayner tratteggia questo film armonioso e segue i giri della memoria, la sua capacità di evocare emozioni, la sua cattiveria. Così le scene di Ricordi? si susseguono seguendo la non-logica del tempo intimo, le immagini di Mieli procedono come una sinfonia, un clarinetto melodioso che suona per noi, ma solo in seconda battuta perché prima appartiene alla storia personale dei protagonisti, i bravissimi Luca Marinelli e Linda Caridi. Come già era successo in Dieci Inverni, la capacità più grande di Mieli è quella di scovare con il suo cinema la luce intima che illumina le immagini amorose, fino al punto di sentirci esclusi dalle note di quel clarinetto.
Questa è la forza del film di Mieli, l’intimità dei ricordi a cui il regista riesce a farci accedere attraverso uno piccolo spiraglio aperto dalla macchina da presa. Sprofondiamo in questa storia d’amore, la sentiamo lontana eppure incredibilmente vicina. È doloroso ma anche immensamente bello, il regista lo sa e non ci risparmia, sfrutta tutti i mezzi che ha per svelarci i dolci trucchetti della memoria: i luoghi colpevoli di trattenere le tracce e gli odori inebrianti seduttori del ricordo, dolorosi come uno schiaffo dato in piena faccia. La crema solare calda spalmata da qualcuno sulla nostra schiena. I colori accesi della campagna, le mura spesse delle case, i vapori dell’acqua calda.
[Alice Catucci per Sentieri Selvaggi]