The Neon Demon. Atteso era atteso, questo nuovo film di Nicolas Winding Refn (che lo firma all’inizio con le iniziali in stile Yves Saint Laurent). Dopo il successo mondiale di critica e pubblico di Drive e quello più parziale e ristretto di Solo Dio Perdona, il cineasta danese sembrava è spaccare il mondo con un horror: The Neon Demon. Le idee messe in campo sembrano perfette per lui. L’apertura, con la sua musica elettronica e i colori psichedelici e fluo, i titoli di testa che sembrano uscire da un film di Mario Bava e si chiudono con l’immagine che molto ha girato di Elle Fanning reclinata su un divano sanguinante, lasciano sperare per il meglio.
Un inizio perfetto per la storia di una ragazza di provincia che approda a Los Angeles per lavorare nella moda. Sei Donne per l’Assassino rivisto da Refn. Ma non è così: la small town girl tale prende subito una piega strana perché tutti sembrano sviluppare un’ossessione per lei. Invece che scontrarsi con un mondo difficile, in cui avere successo è un miraggio, la protagonista si scontra con un eccesso di successo immediato: piace, piace tantissimo e a tutti, fino a convincersi che “Io non voglio diventare come le altre, sono loro che vogliono diventare me”. Il primo photoshoot di prova, con un grandissimo fotografo, è un momento di pura goduria filmica. Sola nel set con il fotografo, le viene detto di spogliarsi e lei lo fa con un imbarazzo virginale, dopodichè verrà stuprata con dolcezza a colpi di trucchi, vernice d’oro, foto e musica elettronica. Non è una scena di sesso ma la sua iniziazione alla moda, una violenza sverginante di piacere estetico. L’introduzione in un mondo che non conosceva e che la vuole possedere.