Valerio Mastandrea inaugura Fuori Post
Valerio Mastandrea inaugura il Fuori Post con Nonostante

7 giugno 2025. Valerio Mastandrea inaugura l’arena Fuori Post al Barton Park di Pian di Massiano ed è un evento fuori scala. Sdraio sold-out, gradinata gremita, prati colonizzati. Quasi 650 persone per Nonostante, la seconda fatica da regista dell’attore romano, a otto anni di distanza da Ride il suo esordio dietro la macchina da presa. Scherza subito col pubblico: “Siete così tanti perché questo film al cinema non c’è andato nessuno a vederlo. Facciamo una prova. Alzi la mano chi ha già visto ‘Nonostante’…” Neppure una decina di mani sbucano dalla massa del pubblico: “Vedete? C’avrei giurato!”. Ridono tutti.
In realtà Valerio Mastandrea viene da mesi intensissimi in giro per i cinema italiani, senza farsi mancare ‘comparsate’ televisive e radiofoniche. Un ritmo forsennato per accompagnare al meglio la sua nuova creatura: “Devo ammettere che è stato molto faticoso, ma illuminante. Ti accorgi che sono trent’anni che promuovi film e parli di te al punto che non ho voluto rivedere nulla dei miei passaggi televisivi. Avevo paura di sentire la mia voce dire qualcosa di sbagliato. Nel tour attraverso i cinema invece ho incontrato tante persone e dal confronto con loro posso dire di aver meglio compreso il film che avevo fatto. Questo dimostra che la discussione sul film è un ulteriore step del fare cinema. Insomma chiudere il montaggio non è mai la fine, direi piuttosto che segna l’inizio di tutto”.
“Nonostante” racconta Mastandrea “è una storia d’amore ‘normale’ in un contesto ‘non proprio normale’. E il contesto lo abbiamo utilizzato per raccontare metaforicamente le condizioni esistenziali di ognuno di noi. In particolare è un racconto che parte da questo, ma finisce a parlare di memoria, di tempo, di ricordo. E tutto è accaduto un po’ per caso, andando avanti nella realizzazione del film, fino a renderci conto che raccontare i sentimenti è sempre un gioco paradossale, dove puoi vivere emozioni uguali e contrarie con la stessa travolgente intensità. In questo senso siamo tutti dei Nonostante: tutti, quando ci innamoriamo, mettiamo da parte le paure e troviamo forze insperate”.
Un film libero, dove i protagonisti sorgono senza una storia alle spalle, che rischia non dando punti di riferimento allo spettatore, ma immergendolo nel qui e ora dei corpi attoriali che abitano la scena. “Abbiamo rischiato. Ma volevamo farlo. Ho potuto farlo anche perché ho avuto a disposizione un cast straordinario. Ho chiamato un’attrice di cui ero follemente innamorato da tanti anni, avevo visto il suo primo film Blondi, si chiama Dolores Fonzi ed è argentina. Poi c’è Lino Musella, l’attore che vorrei essere io e non sarò mai; Laura Morante che è voluta salire a bordo di qualcosa che nemmeno lei riusciva a capire bene, attorno al quale sono rimasto vago fino all’ultimo volendo che fosse proprio lei a determinare il suo personaggio. E infine Giorgio Montanini che porta con sé un furore perfetto per il ruolo che avevo in testa”. “E poi ci sono io”, quasi se lo dimentica. “Perché ho voluto ritagliarmi anche uno spazio da interprete? Penso perché non mi andava di delegare, perché pigramente il mio personaggio lo conoscevo così bene che spiegarlo ad altri avrebbe significato togliergli potenziale.”
Mastandrea si sofferma sul cimentarsi con una seconda regia. “Nessuna ansia da prestazione. Gli errori li hai fatti la prima volta e sai che li farai di nuovi. I film perfetti non esistono, anzi li fanno solo i fratelli Coen e vedendoli la cosa ti dà pure fastidio. Il film è sempre un’esperienza difettosa. Tuttavia sono arrivato sapendo cosa volevo migliorare rispetto alla prima volta. Quello che ho notato è che la gente ha accolto Nonostante riconoscendo me nella storia. Se farò un terzo film so che per questo avrò più responsabilità. La prima sarà quella di non fare mai scelte strategiche, ma di continuare a seguire una traccia vera e naturale, umana”.
L’incontro si chiude spendendo parole per le musiche e le location del film. “Mettere le musiche è difficilissimo. Rischi sempre di fare troppo o troppo poco. Se scelgo in anticipo i pezzi che poi inserisco nel film? Mai. Il lavoro avanza e mentre avanza ci si accorge che quella canzone potrebbe fare al caso tuo. E poi ci sono i silenzi. Sono importantissimi. Bisogna sempre ricordarsene. Per quanto riguarda invece le location posso dire che abbiamo girato tanto. Tutto è ambientato in un ospedale. Abbiamo cercato ovunque, anche in palazzi storici di centro città, la nostra doveva essere una location allegorica. Tra i luoghi ipotizzati ne salta fuori uno che non volevo assolutamente vedere. Mi convincono. Ed era il posto giusto. Si tratta di un edificio che tra qualche settimana sarà demolito, apparteneva alla pubblica amministrazione. Quando con lo scenografo abbiamo cominciato a immaginarlo applicato a Nonostante abbiamo capito che avrebbe funzionato, che la sua configurazione così avvolgente sarebbe stata perfetta per simboleggiare un isolamento, ma anche una protezione. Siamo all’Eur, via del Serafico. Una specie di Pechino romana. Volevo una Roma diversa e credo di averla trovata”.
Applausi. L’estate al cinema è ufficialmente cominciata.
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