Berlinguer – la grande ambizione al Fuori Post
Dopo il sold out di questo Autunno, Andrea Segre torna a incontrare il nostro pubblico, in collegamento video

BERLINGUER – LA GRANDE AMBIZIONE: INTERVISTA AD ANDREA SEGRE
In collegamento streaming dalla Sicilia dove è impegnato in un trasloco familiare, Andrea Segre ha incontrato il pubblico del Fuori Post e ha raccontato la sua grande ambizione, quella di dare voce e corpo cinematografico a Enrico Berlinguer e al Partito Comunista Italiano perché “curiosamente, stranamente, quella stagione politica e culturale del nostro Paese non è praticamente mai stata raccontata dal nostro cinema. Mi sono chiesto tante volte perché. Poi, quattro anni fa, mentre ero impegnato nel montaggio di Welcome Venice insieme al mio sceneggiatore, Marco Pettenello, abbiamo deciso che era giunto il momento di imbarcarci nell’impresa”.
“Certo proporre questo film quattro anni fa è stata una sfida non da poco. Nessuno è mai venuto a dirci di fare un film del genere; è stato un viaggio niente affatto semplice. Ho trovato però poi, dentro il progetto, una condivisione collettiva di tanti, dai produttori agli attori. Se c’è una cosa che ha permesso a questo film di avere gli spettatori che ha avuto è perché ha aiutato tutti noi a farci le domande che sarebbe più facile aggirare: perché la politica, oggi, è arrivata a questo grado zero? Non può essere solo per la pochezza di chi amministra la cosa pubblica. Dobbiamo avere pure noi una responsabilità.”
Berlinguer – La grande ambizione è un curioso mix tra finzione e materiale d’archivio. Cinque anni di storia italiana (dal 1973 e Allende al 1978 e Aldo Moro) ripercorsi adoperando la messinscena e le immagini autentiche. Come hai trovato la sintesi estetica e contenutistica? “Faceva parte del trattamento e ho sempre pensato che unire l’archivio alla messinscena sarebbe stato tanto pericoloso quanto affascinante. Sapevo che correvo un grande rischio: l’archivio rischiava di rompere il rapporto di fiducia con il pubblico che invece deve arrivare a credere che Elio Germano è Enrico, anche se sa che è falso. Abbiamo lavorato con profondità affinché questi due materiali antitetici andassero a creare un terzo livello in cui il doc diventa cinema e il cinema diventa realtà. Che è il terreno nel quale amo muovermi da sempre”.
E Elio Germano? “La mia prima scelta. Anche fisicamente mi è sempre parso sovrapponibile alla figura di Berlinguer. E poi con Elio sapevo che avrei potuto costruire uno studio di rapporto con la storia per capire l’oggi. Sin dall’inizio non volevamo un film celebrativo del passato, ma un’occasione di riflessione. Elio non è solo un grande attore, ma anche un militante civico e politico”. Un militante come tanti attori che vediamo passare a rendere omaggio al feretro di Berlinguer nel contributo d’archivio finale del film: Scola, Vitti, Volontè, Mastroianni, Fellini, Antonioni…
Studiando Berlinguer, i suoi scritti, la sua vita pubblica e privata c’è stato qualcosa che ti ha colpito particolarmente, qualcosa che studiando la storia a distanza diamo per scontato, qualcosa che vista invece da vicino ti la lasciato un segno ulteriore? Andrea Segre ci pensa un momento: “Mi ha sempre tantissimo emozionato pensare a cosa abbia voluto dire per lui, non solo come segretario del Pci, ma come uomo-militante, il discorso del febbraio 1976 al XXV congresso del PCUS. Noi dobbiamo considerare che per persone nate negli anni Venti la Rivoluzione Russa è una guida. Poi pian piano ci si accorge che quella luce si offusca. Quel discorso è un passaggio esistenziale straziante perché dice: ‘voi che ci avete cambiato la vita state sbagliando’. La densità di quel discorso fa sì che ogni parola sia una ricerca politica ed esistenziale potentissima”.
In questo anno di tour hai incontrato tantissimo pubblico, tantissimi giovani e giovanissimi. Questo inverno sei venuto a Perugia e ricordiamo una serata emotivamente appassionata. Cosa ti resta di più nella memoria? “Quello che ho incontrato è stato talmente potente che ci sto realizzando un documentario. Ho filmato in diverse città d’Italia concentrandomi sui ventenni e i trentenni, chiedendo il perché della loro presenza in sala, le loro aspettative da questa visione. In autunno sarà pronto”. Andrea Segre ci saluta promettendo di venire al Postmodernissimo a presentarlo. Solo un po’ di pazienza.