EVENTO CONCLUSO

Presentazione del libro di Pierluigi Brunori, L’avventura di una vita. Storie di Calcio e dintorni,  in compagnia di Paolo Solier e Francesco Trento.

Undici storie in cui il destino dei personaggi è appeso a un filo. In una Perugia viva e moderna, tra convivenze multietniche, partite memorabili, incontri amorosi, tradimenti, equivoci, sogni e passioni, Brunori racconta le gesta dei suoi antieroi quotidiani, tutti alle prese con qualcosa che può cambiare per sempre la loro vita. E, come in una partita di calcio, basta un piccolo errore o una grande prodezza per definire irrimediabilmente il finale del gioco. «Allo spareggio di Foggia andammo in quindicimila. Ogni tifoso ad andare e tornare percorse mille chilometri. Quindici milioni di chilometri di passione, complessivamente. Più qualche chilometro di stoffa. In tutta la città, da metà settimana, non era stato più possibile trovare un pezzo di stoffa rossa o bianca. Era già stata comprata, tagliata, cucita e infilata nelle aste o utilizzata per gli striscioni».

a seguire proiezione del film

Il Mundial dimenticato – la vera incredibile storia dei Mondiali di Patagonia 1942
di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni  (Italia, Argentina / 2011 / 95′)

Uno scheletro umano ritrovato in mezzo ai dinosauri fossili negli scavi paleontologici di Villa El Chocon, nella Patagonia Argentina. Al suo fianco, una macchina da presa modello anni ’40 ha conservato per quasi sessant’anni un documento di inestimabile valore storico: le riprese della finale del Campionato Mondiale di Calcio giocato in Patagonia nel 1942, a migliaia di chilometri di distanza da un’Europa impegnata a fronteggiare la minaccia del nazismo. Una tappa della storia del calcio mai riconosciuta dagli organi ufficiali dello sport e per decenni rimasta avvolta dal mistero, anche a causa della tremenda alluvione che si abbatté sulla Patagonia il giorno della finale (il 19 dicembre del ’42), provocando il crollo dello stadio i cui resti sono ancora oggi sommersi dall’acqua.
Più che un semplice documentario sportivo, il film di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, già autori brillanti di Rimet – L’incredibile storia della Coppa del Mondo (2010), è un viaggio entusiasmante nel cuore della Patagonia di ieri e di oggi che svela un sentimento agonistico genuino e patriottico ormai sconosciuto al mondo del calcio globalizzato e mercificato di oggi. Un sentimento difeso con orgoglio nazionale e sportivo da 12 squadre rappresentative di altrettanti Paesi, schierate in campo dal delirante e visionario Conte Otz deciso ad organizzare a tutti i costi quei Mondiali di calcio che la guerra in corso fece saltare per due edizioni. Tanto che, nel leggendario campionato del 1942 giocato in Patagonia, alle squadre ufficiali dei Paesi in competizione si sostituirono altrettante squadre composte non da giocatori professionisti ma da immigrati. Operai, minatori, ingegneri, militari e pescatori, esiliati e rivoluzionari in fuga, giunti in America del Sud da ogni parte del mondo per costruire un’importante diga in mezzo al deserto. Come racconta Antonio Battilocchi, a sua volta immigrato e giocatore della “Nazionale” azzurra del 1942, al fianco di due soli professionisti ingaggiati con una colletta dalla comunità italiana: Puricelli e Bernini, ovvero il “toro” e il “pavone”. Ma Il Mundial dimenticato è ancora qualcosa di più. Un viaggio indietro nel tempo, nella storia delle nazioni e degli uomini, reso possibile dalle invenzioni di un personaggio eccentrico e straordinario come Guilliermo Sandrini, ex fotografo di matrimoni e cineoperatore di provincia, di origini italiane, con la passione di inventare e sperimentare. Ingaggiato dal Conte Otz per filmare il grande evento, reinterpretando in chiave pacifista e interraziale il lavoro di Leni Riefensthal, regista del regime nazista che con il suo film sui Giochi Olimpici di Berlino del ’36 aveva già rivoluzionato il modo di ritrarre la plasticità del gesto sportivo. Ed è proprio attraverso la figura di Sandrini, cui appartengono i resti ritrovati accanto alla preziosa cinepresa, che il documentario di Garzella e Macelloni si ammanta di fascino e curiosità. Dalle sue invenzioni sorprendentemente intuitive (il “cine-casco”, la “camera fluttuante”, la “trampilla” e la “cine-pelota”), adattate ai movimenti delle partite di calcio, al suo amore forse mai confessato per la fotografa Helena Otz, figlia del Conte e artista dell’avanguardia europea, al centro del triangolo amoroso con il soldato tedesco Klaus Kramer, mandato in Patagonia da Hitler come “infiltrato” ai campionati, e il giocatore Mapuche ricordato come la “tigre” della squadra indigena. Sport, amore e guerra, cinema e invenzione, natura e scienza fanno de Il Mundial dimenticato un piccolo gioiello di documentazione creativa, al confine con il surreale e la leggenda. Ripuntando i riflettori su una storia che ha dell’incredibile.

Il film è stato presentato al Festival di Venezia 2011, e in altri festival italiani e internazionali, fra cui lo Shanghai International Film Festival e la Mostra Internacional de Cinema de São Paulo dove è stato premiato come miglior documentario internazionale.