Labirinti al Fuori Post

Giulio Donato al Fuori Post per presentare il suo Labirinti

Labirinti al Fuori Post

Da Roma a un paesino incastonato tra le montagne della Calabria. Per raccontare tre momenti di un’amicizia perduta: dalle corse pazze in bicicletta a un passo dall’adolescenza; ai dolori, le incomprensioni, le scelte radicali della giovinezza; ai silenzi, le parole perdute dell’età adulta. Giulio Donato e i suoi Labirinti: qualcosa dentro cui perdersi, qualcosa dove nascondersi, qualcosa in cui non farsi più trovare. Un film dedicato “ai miei nonni che insegnavano ad amare”.

 

Labirinti fonde insieme realismo e mondo fantastico. Il film era partito dall’idea di un sogno scomodo che smuove qualcosa nella vita da svegli. Per raccontare questo collegamento ho pensato di mettere vicino questi due stili di linguaggio e approccio registico. Tecnicamente la parte  realistica si avvicina più al documentario con sporcature e macchina a mano, mentre le scene oniriche sono, in qualche modo, più precise, pulite”.

 

Il paese di Labirinti è Vazzano, in provincia di Vibo, luogo natale del papà di Giulio. “Le mie estati da bambino le ho passate tutte lì. L’intero paese ha partecipato con curiosità e disponibilità alla realizzazione del film. Un film fatto tutto da esordienti. I miei protagonisti hanno recitato prima di tutto il loro modo di essere, e solo poi hanno seguito le pieghe dei personaggi. Se penso al cinema di Frammartino (anche lui cantore di una certa Calabria) posso solo dire che il modo con cui ho scritto racconta un po’ il modo di vivere dei piccoli paesi dove la ciclicità del tempo prevede che esista un momento dell’anno in cui l’intera comunità si ritrova tutta per confrontarsi. Nel mio caso ho scelto la festa patronale di San Francesco da Paola. In quelle giornate di festa è come se si compiesse una resa dei conti: si valutano le scelte di tutti, si danno giudizi, si emettono sentenze”.

 

Attorno a Vazzano la natura spinge, reclama spazio e in un universo umano è l’attore soprannaturale che sconvolge piani e previsioni. “Per me la natura nel film è un personaggio. E anche nel capitolo che divide le varie fasi della vita dei due amici, Francesco e Mimmo, c’è sempre questo sguardo dall’alto che mostra il nucleo del paese, piccolo e stretto dentro le grinfie di un mondo naturale enorme e sproporzionato. In Calabria la natura è viva e costringe gli abitanti a una relazione con qualcosa di preistorico che si intuisce, ma non si coglie mai completamente. C’è qualcosa che viene prima di noi e che influisce sul nostro vivere.”

 

Un coming of age, Labirinti, che ci dice che le carte in mano possono essere cambiate in ogni momento della vita, a dispetto delle condizioni di partenza. “Dei tre atti in cui è diviso il film quello che avevo più a cuore di raccontare era quello centrale, l’adolescenza, gli anni decisivi in cui si decide cosa fare da grandi. La fase produttiva del film è stata rocambolesca. Inizialmente volevo realizzare un mediometraggio che finiva propri al culmine del secondo atto. Poi è subentrata la possibilità di espandere la storia e ho deciso di aggiungere un terzo atto immerso nell’età adulta. In mezzo ho piazzato una lunga ellisse temporale perché quel che mi interessava mostrare era lo sguardo tra i due protagonisti dopo che tanta vita era passata e che le posizioni reciproche si erano cristallizzate. In quella enorme distanza che si era formata volevo che Francesco e Mimmo si riconoscessero, come a dire appunto, che il tempo scorre, ma poi ci riporta a un’origine comune che abbiamo sempre conosciuto”.

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