Massimo d’Anolfi presenta: Bestiari, erbari, lapidari
Il regista Massimo d'Anolfi al PostModernissimo per presentare il suo ultimo film 'Bestiari, erbari, lapidari' presentato all'ultima Mostra di Venezia.
Sabato 12 Ottobre 2024 gli ‘alieni mondi’ animale, vegetale e minerale si sono incontrati al PostMod!
A tre anni di distanza da Guerra e pace, Massimo D’Anolfi è tornato al Postmodernissimo e ha portato in dote Bestiari, Erbari, Lapidari, documentario “enciclopedia” diviso in tre atti e dedicato agli sconosciuti universi che ci circondano e che spesso diamo per scontati.
Il film, realizzato come sempre in coppia con Martina Parenti, è stato selezionato Fuori Concorso all’81esima Mostra del Cinema di Venezia.
Un found-footage su come e perché il cinema ha ossessivamente rappresentato gli animali; un poetico percorso d’osservazione all’interno dell’Orto Botanico di Padova; un film-industriale sulla trasformazione della pietra in memoria collettiva.
Nuovo tassello di una ‘filmografia scrutante’, indaga i limiti dell’umano, del nostro sguardo sul mondo, scardina la visione, la rifonda in un modo nuovo e diverso lungo un viaggio sentimentale tra cultura, scienza e arte del vecchio continente.
In un’opera divisa in tre atti veniamo condotti con una profusione di materiali a riflettere sulle molteplici funzioni che la fauna, la flora e la pietra hanno, magari non percepite, nel nostro patrimonio di vita con una particolare attenzione al versante sociale.
È necessaria un’ampia disponibilità alla visione e alla riflessione per affrontare la durata di questo documentario ma alla fine se ne esce ripagati. Ci viene chiesto di fermarci e di osservare, attraverso un amplissima dispiego di materiale, al ruolo che i tre mondi assumono nelle nostre vite a vari livelli.
Per il mondo animale veniamo condotti a considerare come e quanto l’osservazione dotata di movimento, grazie all’invenzione del cinematografo, abbia permesso di elevare l’indagine oltre il livello puramente biologico per prendere in considerazione le dinamiche relazionali rapportandole con gli studi sociologici sugli esseri umani.
La parte dedicata agli erbari, oltre a metterci in condizione di conoscere fin nei minimi particolari lo splendore del primo Orto Botanico della storia (quello di Padova), ci pone di fronte senza ideologie ma con dati scientifici all’importanza del cosiddetto ‘green’ nella nostre vite. A ciò si aggiunga la condivisione di un ‘erbario di guerra‘ risalente al primo conflitto mondiale che si aggiunge come prezioso tassello alla conoscenza storica.
La terza parte dedicata ai ‘lapidari‘ induce, con una forte presenza di immagini provenienti da demolizioni e da scavi dopo terremoti, a riflettere su quanto ha scritto Marc Augé in quel breve ma profondo saggio su “Macerie e rovine”. Aggiunge, tra le altre osservazioni, la considerazione su come la pietra possa diventare Memoria. Tutti questi elementi fanno sì che la visione possa costituire una particolare immersione in dimensioni visive e auditive dense di significato e ricchissime di documentazioni spesso poco note.
Il report fotografico è di Eros Pacini.