Ugualmente Diversi
Federika Ponnetti al PostMod per presentare il suo nuovo film

Federika Ponnetti porta il suo documentario civilmente militante al Postmod (29 maggio). Una storia di diversità e lavoro, di rivendicazione d’uguaglianza e orgogliosa diversità. Sono tre i ragazzi protagonisti: Lorenzo, Gabriele e Andrea. Tre vite e tre diverse forme d’autismo alle prese col mondo dei cosiddetti ‘normali’ divisi tra un lavoro nobilitante (fanno tutti e tre parte del progetto PizzAut, realtà monzese, prima pizzeria in Italia ad aver puntato su un gruppo di lavoro formato esclusivamente da ragazzi autistici) e le turbolente passioni da ventenni. “Nel titolo è condensato il mio intero progetto. E non è un caso che a far da contraltare a questa realtà speciale ci sia una scuola di ragazzi e ragazze apparentemente normali – parliamo di una classe del Liceo Sacro Cuore di Modena – che vive le stesse incertezze, dubbi e paure di Lorenzo, Gabriele e Andrea. Volevo dimostrare che esiste una stessa fatica, una stessa paura, gli stessi dubbi, quando si va nel mondo”.
“Ugualmente diversi in origine doveva seguire anche l’esperienza perugina di Numero Zero altro
eccellente progetto di integrazione e apertura alla disabilità. Poi non siamo riusciti ad accordarci sui tempi e l’occasione è sfumata ma sono felice di poter raccontare questa storia proprio a Perugia dove il ristorante di via Bonfigli è nato”. Federika Ponnetti ha potuto contare, come aiuto regista, su una conoscenza del Postmod, Teresa Sala, già ospite lo scorso anno col suo bellissimo Careseekers – In cerca di cura. “Con Teresa abbiamo lavorato tanto per rendere la nostra invadenza nella vita dei ragazzi la più invisibile possibile. A un certo punto abbiamo capito che stava funzionando perché hanno cominciato a mollare filtri e resistenze”. Un film che testimonia come l’obiettivo artistico sia uno sprone centrale per uscire dall’isolamento nel quale molto spesso i ragazzi con autismo tendono a finire. Lorenzo suona la batteria e ha una venerazione per Liam Gallagher e Freddie Mercury: si chiude nel suo garage e batte su piatti e rullante senza sosta. Andrea studia il violino e suona al matrimonio dei suoi amici, si emoziona, ma non stecca, spiega a chiunque che “non si tratta di uno strumento difficile da suonare, basta allenarsi”.
Gabriele va all’Università ed è alle prese con un esame di cinema che non riesce a superare. Non passa per via di Rocco e i suoi fratelli e Fino all’ultimo respiro, ma poi, proprio sul filo di lana, come recita il titolo godardiano, la spunta e si becca il suo diciotto.
“La grande differenza la fa il modo in cui si viene definiti”, spiega Federika Ponnetti. “Intendo dire che una volta che ti appiccicano un’etichetta strapparla via è un lavoro faticoso. Come se contasse più il recinto in cui sei stato classificato che quel che mostri ogni giorno vivendo la tua vita”. Rincara Elena Severini di Numero Zero: “Insisto anch’io su questo punto. Tante volte è capitato che dei clienti venissero al ristorante con l’espressione indulgente di chi sa già cosa aspettarsi: ok sono dei lavoratori, ma hanno anche un handicap quindi siamo pazienti. E invece è proprio qui che si sbagliano. I dipendenti di Numero Zero sono dei professionisti che sanno fare il loro lavoro e sono i primi ad essere esigenti. Siamo una squadra dove ognuno sa cosa fare perché ognuno sa occupare il posto che ha raggiunto non per caso, ma con fatica e impegno”. Alla faccia di chi ci vorrebbe ‘diversamente omologati’.
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