A White White Day – Segreti nella nebbia
Drammatico | Islanda, Danimarca, Svezia | 2019 | 109 minA White White Day. Premiato a Cannes, vincitore della 37° edizione del Torino Film Festival.
In una remota cittadina della gelida Islanda, Ingimundur è un capo di polizia in congedo dopo la morte della moglie in un incidente stradale inspiegabile. Quando viene ritrovata una scatola con alcuni effetti personali della donna, Ingimundur inizia a sospettare che lei lo tradisse con un uomo del paese. Lentamente la sua ricerca della verità diventa ossessione e inevitabilmente inizia a mettere in pericolo se stesso e i suoi cari.
Un’intrigante storia di vendetta e amore incondizionato.
«Il cinema per me è molto legato al ritmo, una composizione fatta di immagini, suono, movimento, musica, dialoghi ecc. La mia collaborazione con il mio montatore Julius Krebs Damsbo è molto importante per me ed è lì che ci immergiamo profondamente nel filmare e trovarne il ritmo e lo stile. Osservare la casa che Ingimundur sta costruendo è parte integrante del processo di gestione della perdita. Si tratta di passare il tempo, di tenersi occupati e cercare di rimanere sani di mente. Sperimentiamo il passare del tempo, vediamo passare le stagioni e sperimentiamo il tempo in continua evoluzione, giorno e notte, freddo e calore, bellezza e brutalità. Volevo che il prologo esprimesse lo scorrere del tempo. Quando è morta ha lasciato suo marito da solo con tutti questi sentimenti di dolore, rabbia e dubbio. Il film è in un certo senso una diatriba, una poesia d'odio per sua moglie che gli manca a pezzi. In un certo senso è come una ferita aperta incapace di guarire o di evolvere.» - Hlynur Pálmason
«Musicato con freddezza minimalista da Edmund Finnis, A White White Day – Segreti nella nebbia non è un noir sulla vendetta/tradimento ma una introspezione accurata dentro i meccanismi dell’elaborazione del lutto. A volte anche l’uomo più mite può trasformarsi in mostro aggredito dal risentimento e dal senso di colpa. Ma gli spettri del passato svaniscono accettando i limiti dell’umano di fronte a una natura indifferente e a volte ostile: falliremo ancora, falliremo meglio.» - Fabio Fulfaro, Sentieri Selvaggi
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