Bande à part
Drammatico | Francia | 1964 | 95 minBande à part. Secondo appuntamento del nostro arrivederci a Jean-Luc Godard, secondo capolavoro, con una straordinaria Anna Karina torna in sala in versione restaurata.
Articolo tratto dal blog di Adriano Aprà
Bande à part o l’armonia impossibile
Settimo lungometraggio di Godard, girato nel 1964 dopo Le mépris (Il disprezzo, 1963) e prima di Une femme mariée (La donna sposata, 1964), inedito in Italia, Bande à part è, sotto le apparenze di “petit film”, una gemma.
Per cominciare, una lista delle sequenze, secondo una scansione talvolta un po’ soggettiva.
1) Titoli di testa (attrici, attori, colonna immagine, colonna suono, montaggio, riprese, ecc., e per finire “Jean-Luc cinéma Godard”) sui primi piani dei tre protagonisti in rapida successione e immagini di traffico parigino.
2) Franz (Sami Frey) e Arthur (Claude Brasseur) in auto, diretti a Joinville. Incrociano Odile (Anna Karina) in bicicletta. Arrivano nei pressi della villa di Mme Victoria (Louisa Colpeyn), in riva a un fiume. Progettano di svaligiarla. Risalgono in auto e si allontanano. Voce over di Godard.
3) Odile in bicicletta nei pressi della Bastille. Franz e Arhur la seguono per strada. Voce over di Godard.
4) Franz e Arthur entrano con Odile in una classe di inglese. L’insegnante detta un brano, in francese, di Romeo e Giulietta di Shakespeare. Scambi di sguardi e di bigliettini tra Franz, Arthur e Odile. All’uscita, Franz presenta Odile ad Arthur. Dialogo fra Arthur e Odile. Odile e Franz rientrano in classe.
5) Arthur, Odile e Franz in auto. Voce over di Godard.
6) I tre arrivano alla villa di Joinville. Voce over di Godard. Si informano da Odile su chi la abita e sui soldi (di illegale provenienza) che nascondono. Odile rientra a casa. Franz e Arthur ripartono in auto.
7) Odile in casa. Cerca Mme Victoria.
8) Franz e Arthur litigano in auto.
9) Continua la 7. Odile trova i soldi.
10) Franz e Arthur in auto.
11) Odile e Mme Victoria in casa. Odile esce di corsa.
12) In riva al fiume, Arthur e Franz leggono delle notizie sul giornale.
13) Odile continua la sua corsa.
14) Arthur e Franz continuano a leggere.
15) Continua la 13. Odile si ferma vicino a un circo.
16) Continua la 14.
17) Continua la corsa della 15. Odile sale su una barca e attraversa il torrente, raggiungendo Franz e Arthur. Ripartono in auto. Voce over di Godard.
18) Arrivano in un caffè. Odile dice a Franz di aver visto i soldi. Mettono a punto il piano per il furto alla villa. Si annoiano. Fanno tre minuti di silenzio. Poi si mettono a ballare. Voce over di Godard.
19) Notte. Arthur e Odile per strada. Arthur fa del tiro a segno. Odile dichiara di essersi innamorata di lui. Voce over di Godard.
20) Stazione del métro. Arthur e Odile nel métro. Sguardi sui passeggeri. Odile intona una canzone (versi di Louis Aragon). Varie inquadrature fuori contesto, fra cui Franz che dorme e Odile e Arthur che dormono insieme.
21) Odile e Arthur escono dalla casa di lui. Odile prende un taxi. Voce over di Godard. Arthur incontra suo zio (Ernest Menzer) e altri parenti. Litigio. Voce over di Godard (Arthur promette ai parenti di fare il colpo la sera). Arthur rientra in casa e tira fuori una pistola.
22) Arthur incontra Franz in un campetto di pallacanestro. Faranno il colpo la sera.
23) Franz va al corso d’inglese dove trova Odile. Parlano del colpo. Voce over di Godard. Ripartono in auto. Si fermano vicino al Louvre. Voce over di Godard. Ripartono in auto con Arthur. Voce over di Godard (sul record di attraversamento del Louvre).
24) Arthur, Odile e Franz attraversano di corsa il Louvre, battendo il record. Voce over di Godard.
25) Arthur, Odile e Franz attraversano in auto Parigi diretti a Joinville. Voce over di Godard. Arrivano nei pressi della villa. Mettono a punto i dettagli del colpo.
26) Nella villa. Arrivano Arthur e Franz col volto coperto. Legano e imbavagliano Odile, reticente a collaborare, poi la liberano. Con una scala salgono al piano superiore, ma trovano chiuso a chiave. Decidono di rimandare al giorno dopo. Voce over di Godard.
27) Il giorno dopo Franz e Arthur ritornano alla villa. Odile li implora di andarsene. Incontrano Mme Victoria. Arthur la minaccia con la pistola. Si fanno dare la chiave. Legano e imbavagliano Mme Victoria e la chiudono in un armadio.
28) I parenti di Arthur stanno uscendo di casa.
29) La villa. I soldi non si trovano.
30) Continua la 28.
31) Continua la 29. Aprono l’armadio dove si trova Mme Victoria, apparentemente morta. Escono dalla villa. Salgono in auto, ma poi Arthur scende per dirigersi di nuovo verso la villa. Voce over di Godard. L’auto con Franz e Odile percorre l’autostrada, poi fa dietrofront e torna indietro. Franz e Odile corrono verso la villa. Mentre Arthur ha trovato i soldi, nascosti nel canile, si avvicina il parente e gli spara. Arthur spara anche lui. Entrambi muoiono. Voce over di Godard. Franz e Odile assistono impotenti. Arriva un’auto col proprietario della villa, che raccoglie i soldi e si incontra con Mme Victoria, che evidentemente era solo svernuta. Franz e Odile fuggono.
32) Franz e Odile in auto. Voce over di Godard.
33) Franz e Odile progettano il loro viaggio in Brasile e fanno la prova d’amore dei vasi comunicanti, che funziona. Voce over di Godard. Inquadrature finali di una nave al largo e del globo terrestre. FINE (95’20″). (Per la trascrizione di alcuni dialoghi e la descrizione delle scene relative si veda «Filmcritica», n. 150, ottobre 1964, pp. 558-563).
C’è un “intreccio”, quello del furto un po’ dilettantesco a una villa da parte di una improvvisata banda (una “bande à part”) composta da Franz, dal suo amico Arthur e dalla sua amica Odile, che abita nella villa con Mme Victoria. L’intreccio è complicato dalla presenza dei parenti di Arthur che, in modo un po’ confuso, vogliono immischiarsi nell’affare e che, ancora pù confusamente, intervengono drammaticamente nel finale tragico, che vede l’uccisione reciproca di Arthur e di uno dei parenti.
Questo intreccio, preso a prestito non so con quanta fedeltà da un “giallo” del 1958 di Dolores e Bert Hitchens, Fool’s Gold, non è davvero ciò che interessa Godard. È un pretesto per dare movimento apparente alla vicenda dei tre giovani e alla loro insicurezza sentimentale. Franz ama Odile? Odile ama Arthur? E Arthur è pù interessato ai soldi, a Odile o all’amicizia con Franz?
L’oscillazione dei sentimenti è il vero tema del film. Meglio ancora: è lo sguardo tenero e romantico di Godard sui suoi fragili personaggi, visti un po’ da lontano e insieme da molto vicino. Egli scandisce l’andamento del film con la sua voce inconfondibile fuori campo, mai tanto presente. È una scansione propriamente musicale, in qualche modo raddoppiata dagli interventi della vera musica, quella di Michel Legrand; e voce e musica danno al film un andamento assai più interiore che esteriore. Ma anche questo non è del tutto vero. Perché ad accompagnare le scorrerie dei tre ragazzi interviene un altro elemento, quello del paesaggio: Parigi e la banlieudi Joinville, strade di città invase dal traffico automobilistico e strade di periferia dove la campagna e la natura impongono ancora la loro presenza.
Il precedente che più viene alla memoria è quello di Une femme est une femme (La donna è donna, 1961): anche quello film “musicale” attorno a un triangolo che vedeva Anna Karina stavolta circondata da Jean-Paul Belmondo e Jean-Claude Brialy, ma in scope e colore. In Bande à part la tentazione della musica è riassunta da due momenti: il balletto a tre nel caffè, con la periodica interruzione della musica e l’emergere del suono in presa diretta dei passi e della voce fuori campo di Godard; la poesia di Louis Aragon canticchiata da Odile nel métro e che si conclude con lo sguardo rivolto dalla ragazza allo spettatore e le parole «sono anch’io simile a voi».
Sì, questi tre ragazzi che vorrebbero essere una “banda” a imitazione dei film noir di serie B americani – che cioè vogliono “giocare” a fare i banditi per dare una direzione precisa a una vita che invece scorre nelle incertezze del reale – sono i nostri simili, i nostri fratelli; o almeno di noi ragazzi degli anni ’60, perché il film è molto “anni ’60″, un film che può apparire oggi come un documento d’epoca. Meno però di altri film del periodo – Masculin féminin (Il maschio e la femmina, 1966) per esempio – dove la presenza del “sociale” era più consistente, mentre qui essa è sfumata al massimo: probabilmente per dare più “corpo” ai tre personaggi. E soprattutto ad Anna Karina, sublime in questo film forse più che in tutti gli altri di Godard, accarezzata dalla macchina da presa del marito con uno sguardo innamorato che la inquadra in sorrisi, bronci, movenze, scatti che fanno pensare a Lillian Gish sotto lo sguardo di Griffith.
Il film ha in effetti un aspetto “primitivo”: come se il mondo si rivelasse alla macchina da presa nella sua verginità. In questo senso, esso è dominato da un’idea Lumière del cinema, la sensazione che persone, paesaggi e cose esistano in sé prima che la macchina da presa li capti; mentre l’idea Méliès, il trucco della realtà, l’emergenza della prodezza tecnica, della manipolazione del montaggio, è praticamente assente (e in un raro momento di “intervento” – la cancellazione del suono quando i tre provano i tre minuti di silenzio – esso risulta giustificato dalla situazione).
La purezza dello sguardo di Godard in questo film, raddoppiata dalla presenza limpida e senza pretese della sua voce, vorrebbe suggerire una idea di armonia – memore di Le mépris? – che la morte di Arthur nel finale peraltro contraddice. Ma i due incoscienti superstiti, ci suggerisce la voce in conclusione, rientreranno in un altro film, stavolta “impuro”: «La mia storia finisce qui. Come in un romanzo a buon mercato. Nell’istante superbo dell’esistenza in cui nulla declina, nulla degrada, nulla delude. Ed è in un prossimo film che ci verranno raccontate, in CinemaScope e Technicolor stavolta, le nuove avventure di Odile e Franz nei paesi caldi».