Citizenfour
Documentario | Germania, USA, Gran Bretagna | 2014 | 114 minCitizenfour. A grande richiesta torna in sala il documentario Premio Oscar 2015, che testimonia il primo incontro tra la regista Laura Poitras e il giornalista Glenn Greenwald con Edward Snowden.
Hotel Mira di Hong Kong (Cina): rintanato in una delle stanze c'è il contractor della NSA (National Security Agency) Edward Snowden le cui rivelazioni di lì a poco rimbalzeranno tra i media planetari. È il giugno 2013, Snowden ha 29 anni e una consapevolezza impressionante della gravità delle informazioni di cui è in possesso.
L'incontro con la macchina da presa della regista Laura Poitras, alla presenza dei giornalisti Glenn Greenwald e Ewen McAskill, dura otto pericolosissimi giorni. Citizenfour è l'alias con cui Snowden - tramite messaggi criptati ha contattato Greenwald e la Poitras (a gennaio dello stesso anno), dopo aver identificato lei come persona interessata ai fatti e averne verificato l'affidabilità (da una delle prime didascalie apprendiamo che Citizenfour è la terza parte di una trilogia sugli Stati Uniti post 11 settembre, dopo My country my country del 2006 sulla guerra in Iraq e The Oath, 2010, su due personaggi le cui storie si intrecciano con Al-Qaeda e Guantanamo).
In parallelo all'intervista "posata" in albergo, emergono alcune testimonianze ed episodi salienti sul tema dei big data e metadata: esponenti dell'agenzia per la sicurezza nazionale che negano di raccogliere dati personali di privati cittadini, con la complicità delle grandi compagnie di telecomunicazioni e, con grande sconcerto, l'adesione a tali politiche anche da parte di alcuni governi europei. Oltre a Snowden parla William Binney, suo precursore alla NSA nello "spifferare" (traduzione possibile di whistleblowing) la policy totalitaria dell'agenzia già nel 2006. E anche un rappresentante del movimento Occupy Wall Street, che illustra i concetti di linkability, avvertendo sulla pericolosità del controllo dei dati incrociati, veicolati e registrati dalle tecnologie di cui ci serviamo. Vera merce di scambio e oro dei giorni nostri.
La straordinaria decisione senza ritorno di Snowden di venire allo scoperto al punto di rischiare la vita è reazione diretta, ma tutt'altro che precipitosa, alla delusione per le promesse disattese della politica obamiana. Oltre al danno, anche la beffa: una normativa anti Grande Fratello esisterebbe, ma non viene applicata, adducendo a scusa l'altrettanto grande alibi della sicurezza post 9/11 (cavallo di battaglia, tralaltro, della precedente presidenza).
L'eccezionalità cinematografica di Citizenfour - anche per esempio rispetto a un'opera vicina come Snowden's Great Escape di John Goetz - è nell'intreccio di generi: un fatto di cronaca politica universalmente noto si trasforma in un thriller dalla tensione hitchcockiana, ibridato a tratti da tocchi di horror orientale e più spesso da codici da spy story internazionale da serie di Bourne. È anche cinema verità, per l'incertezza delle conseguenze della piega che prenderanno gli eventi e tanto di imprevisti sul set (l'allarme antincendio che fa sobbalzare tutti), ma al contempo non rinuncia a tocchi di drammaturgia, come nel caso della scena finale con la comunicazione "cartacea" tra Greenwald e uno strabiliato Snowden, che rieccheggia un'intimità virile alla Tutti gli uomini del presidente.
Ancora prima di questa strabiliante mescolanza di elementi, sta la rilevante inversione di un processo abituale del genere documentario: il protagonista, privato cittadino e iper competente in materia informatica, non è oggetto passivo di detection da parte del filmmaker ma è lui stesso l'artefice del "casting" di regista e sceneggiatori (i giornalisti). Decide le modalità di rivelazione di segreti e prove a lui noti, guida il racconto, anche a seconda dell'intensità della caccia che gli si stringe attorno ("vorrei che disegnassi un bersaglio sulla mia schiena", chiede alla regista). Insomma, pur essendo la preda, non chiede protezione ma esposizione.
Inutile dire che sono molteplici gli interrogativi inquietanti e urgenti legati all'idea di essere tutti spiati nelle comunicazioni e nei movimenti fisici e di denaro (quando non da droni): in campo non c'è solo la limitazione dell'esplorazione intellettuale, che peraltro tradisce l'origine democratica della rete e la riporta a un suo uso prettamente militare, ma la stessa sopravvivenza delle garanzie democratiche. Vedremo quanto questo la statuetta dorata sarà in grado di risvegliare le coscienze e rivendicarla. La missione della Poitras su mandato di Snowden (un film che arrivi alla platea più grande) è compiuta. Ora la responsabilità va raccolta al di là dello schermo. Dedicato "a coloro che fanno grandi sacrifici per denunciare ingiustizie".