di Bonifacio Angius

Confiteor – Come scoprii che non avrei fatto la Rivoluzione

Drammatico | Italia, Polonia | 2025 | 93 min | 6+
Confiteor – Come scoprii che non avrei fatto la Rivoluzione

Confiteor - Come scoprii che non avrei fatto la Rivoluzione. Presentato alle Giornate degli Autori dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Un viaggio nostalgico attraverso i ricordi di vita, la propria infanzia, il rapporto con il padre di cui non si vorrebbe ripetere i fallimenti, il suo incidente stradale, la sua morte, le relazioni sentimentali finite male, la paternità. Interpretando il padre e facendosi interpretare dal figlio.

 Nella storia del cinema ci sono registi che hanno realizzato un’opera autoriflessiva, facendo un bilancio della propria filmografia fino a quel momento, e interrogandosi sul ruolo di artista anche in relazione alla propria vita. L’esempio più celebre è ovviamente  di Fellini, ma ce ne sono altri come All That Jazz – Lo spettacolo comincia di Bob Fosse, Stardust Memories di Woody Allen, Dolor y gloria di Pedro Almodóvar. Anche Bonifacio Angius ha ora realizzato il suo  con Confiteor: Come scoprii che non avrei fatto la Rivoluzione, presentato alle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori di Venezia 2025. Il film è un grande flusso di coscienza, che accompagna un flusso di immagini evocative quanto tendenti all’astrazione, governato dalla voice over dello stesso Angius, alternata a volte con quella del figlio Antonio che lo rappresenta da bambino. Oltre a questa funzione, segnalata dal titolo stesso che rimanda a una confessione con solennità liturgica, Confiteor è anche un film che si fa in scena, che mostra la sua lavorazione e preparazione. Indicative in questo senso le parti in un teatro di posa, dove campeggiano i manifesti degli altri film del regista, il ciak, e oggetti quali quel barchino che si vede all’inizio alla fine del film, dove pure era ripreso in esterni, ormeggiato insieme ad altre barche. Non ha quindi senso vederlo in un teatro di posa se questo non fosse uno spazio mentale dello stesso autore, entrando anche in un’ambiguità tra realtà e finzione, verità e menzogna, su cui torneremo. Bonifacio deve fare questo film e deve scegliere gli attori, deve litigare con la produzione cui non piace il cinema nel cinema. Per un’opera introspettiva e autobiografica, finirà per scegliere grandi e celebri nomi come quelli di Giuliana De Sio, Edoardo Pesce e Geppi Cucciari. Si tratta di cinema, di quel cinema che per Bonifacio ha un ruolo salvifico e catartico, tanto da spettatore quanto da regista. E il cinema prevede gli attori e le star.

Confiteor è un film che si alimenta continuamente della depressione del suo autore, già alta nel precedente I giganti. Tra gli  del cinema, potremmo avvicinarlo a quello di Kim Ki-duk di Arirang, associabile anche per mostrare i poster dei suoi film precedenti. Angius si mette sul lettino di quella grande entità con ruolo da psicanalista rappresentata dal suo pubblico. E come quando si parla a ruota libera, si lascia andare in digressioni folli, giri a vuoto, battute, elucubrazioni grottesche come quella sulla neurologia. Angius mette in scena l’opprimente figura di un padre considerato fallito, e la sua morte, una relazione tormentata, i rapporti con il figlio da cui si fa impersonare, il contesto urbano complicato della sua vita. Il film parte da una suggestione del padre sul letto di un ospedale, che, con anima sarda, immagina di essere su un barchino a contemplare il mondo, sulla Senna guardando la grande bellezza di Parigi, in una dimensione galleggiante, di sospensione tra due rive, la vita e la morte.

Si è detto dell’ambiguità di quel barchino che ritroviamo nel teatro di posa. Ambiguità che torna in un momento in macchina tra padre e figlio, con il primo alla guida. Il secondo interroga il genitore sul fatto che voglia fare un film di realtà mentre sta guidando, lui che non ha mai preso la patente. La credibilità della scena stessa è messa in discussione e, per estensione, anche quel momento dell’incidente in macchina del padre, che al volante è colto da un colpo di sonno, potrebbe essere inventato. Angius mette in dubbio la sincerità stessa di un film che si qualifica come confessione. Ma ancora una volta è il cinema, quella “puttana santa” di Fassbinder, che «cercando di imitare la realtà, non era più capace di dire la verità», come detto in una scena dove si mostra obiettivo, pellicola e fascio primario della proiezione. Il cinema per Angius è tanto salvifico e catartico quanto dipendenza come l’alcol e le droghe spesso esibiti nei suoi film. Comprendere e aggiustare la vita attraverso il cinema, confessandosi per espiare ai propri errori: anche questo sembra impossibile, la vita non si può controllare, qualcosa sfugge come suggerisce l’ultima scena. Bonifacio/Gianmaria deve fare una ripresa con il figlio in quel luogo del sassarese, sul ciglio di una grande strada da dove si vede un paesaggio urbano degradato, che torna più volte nel film. Il figlio sfugge, non torna indietro, non sente il richiamo del padre regista con la macchina da presa che deve filmarlo mentre torna indietro. Eppure, il suo allontanarsi era reso con un espediente cinematografico molto raffinato, fatto di dissolvenze. Di fianco al regista, sulla macchina parcheggiata c’è qualcuno al posto di guida, lo si vede in silhouette. Lo stesso Bonifacio/Gianmaria oppure il padre con cui già si era sdoppiato? Tutti e tre gli Angius del film non riescono a stare nella stessa inquadratura. Bonifacio consegna in quest’ultima scena tutta l’ambiguità di un film confessione che è al contempo una grande opera teorica, sulla vita e sulla sua possibilità, o impossibilità, di rappresentazione attraverso il cinema.

Recensione di Giampiero Raganelli pubblicata su Quinlan

Festival e Riconoscimenti

laurel82. Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia

Giornate degli Autori

Dettagli

Anno
2025
Regia
Bonifacio Angius
Durata
93 min
Genere
Drammatico
Distribuzione
Obbiettivo Cinema
Colore
colore
Versione Originale
Italiano
Classificazione
(6+) Non adatto ai minori di 6 anni
Cast
Bonifacio Angius, Antonio Angius, Edoardo Pesce, Simonetta Columbu, Giuliana De Sio

Contenuti sensibili

(6+) Non adatto ai minori di 6 anniViolenzaSessoUso di sostanze stupefacenti o alcol
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