Corpus Christi è la storia di Daniel, un ventenne che vive una trasformazione spirituale mentre sconta la sua pena in un centro di detenzione. Daniel vorrebbe farsi prete ma questa possibilità gli è preclusa per la sua fedina penale. Uscendo dal centro di detenzione, gli è assegnato un lavoro presso un laboratorio di falegnameria in una piccola città, ma al suo arrivo, essendosi vestito da prete, viene scambiato per il parroco. La comparsa di questo giovane e carismatico predicatore diventa l’occasione per la comunità, scossa da una tragedia avvenuta qualche tempo prima, per cominciare a rimarginare le sue ferite.
Film rivelazione alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2019, candidato all’Oscar come Miglior Film Internazionale, Premio Label Europa Cinema, Premio Edipo RE.
«Daniel, senza aver trascorso anni in seminario e senza nessun reale coinvolgimento con l’istituzione parla direttamente dal cuore. È l’unica cosa che ha. Ci sono molte persone che cercano di farlo e falliscono, lui ha davvero questa “scintilla divina”. Improvvisamente, nel culmine del momento, è in grado di trovare le parole giuste. E per queste persone, specialmente in quel particolare momento della loro vita, questo è più che sufficiente. Quando stavamo cercando l’attore giusto, sapevamo che doveva essere qualcuno con qualcosa di speciale e Bartosz Bielenia lo rappresenta perfettamente. Perché Daniel non è un ragazzo normale, è speciale.» – Jan Komasa
«Il film, mescolando il dramma sociale con sequenze fortemente simboliche,ci parla di rinascita e redenzione, grazie anche all’intensa interpretazione dell’attore protagonista. Una storia di dolore che insegna a credere nel perdono e nella carità, mettendo in discussione certa intransigenza religiosa.» – Cinematografo.it
«Jan Komasa è abile nel seguire l’evolversi della vicenda – ispirata a fatti realmente accaduti, come recita la didascalia posta all’inizio – utilizzando uno stile semplice ma efficace. Con la macchina da presa rimane incollato al personaggio del falso predicatore cogliendone, con intensi primi piani, lo sguardo magnetico ed enigmatico che difficilmente lascia indifferenti. Lo accompagna lungo tutta la sua parabola sino al finale aperto che spiazza lo spettatore.» – Marcello Perucca, taxidrivers.it
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