Dark night
Drammatico | USA | 2016 | 85 minDark night. Presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e al Sundance nel 2016.
Liberamente ispirato al tragico caso del Massacro di Aurora, Dark night ritrae sei personaggi, compreso il giovane killer, nelle ore precedenti l’attentato criminale. Sei giovani individui galleggiano in un vuoto di relazioni, ciascuno di loro potrebbe essere l’artefice del folle gesto. Le loro azioni e il loro vissuto sembrano condurli a piccoli passi verso il dramma finale, lo stesso che si consumò nel cinema Century 16 alla prima di The Dark Knight Rises (Il cavaliere oscuro - Il ritorno, Christopher Nolan 2012). Un linguaggio cinematografico di alto livello, una fotografia raffinata e visionaria e una colonna sonora ipnotica fanno di Dark night una stupefacente e articolata critica alla cultura americana sulle armi e al senso di alienazione e disagio causato dal sistema di vita suburbano.
Splendidamente fotografato da Hélène Louvart e graziato dalle musiche da un altro mondo di Maica Armata, Dark Night è un film dallo stile meraviglioso che parla di violenza, nello specifico della violenza intrinseca di un paese. È soprattutto un film sull’atto del guardare, e mica si apre su un occhio per caso. È un film sul guardare un film al cinema mentre fuori dilaga la violenza, e questa violenza ormai è entrata anche in quella sala, creando un precedente come la Columbine lo fu per le scuole.
Dark Night è un film di una violenza sconvolgente senza essere violento. Oggi non c’è miglior critica sociale, perché la violenza sul grande schermo l’abbiamo già vista. Più difficile è invece ipnotizzare lo spettatore con stile minimalista, quindi con i puri elementi cinematografici, trasportandolo inesorabilmente dove lui crede che si stia andando a parare.
E invece il finale è ancora una volta spiazzante, roba che ti fa venire la pelle d’oca e che ti fa venir l’istinto di guardare l’uscita di sicurezza. Sutton nell’ultima parte di Dark Night si concede davvero un colpo d’ala geniale potentissimo, che ribadisce in modo elegiaco l’importanza della sala cinematografica come esperienza purissima e che allo stesso tempo offre la risposta cinematograficamente più giusta alla situazione fuori controllo degli States. Anche dalla morte, Tim Sutton, distilla dolorosa ma necessaria poesia.