Dawson City – Frozen Time. Dawson City, regione dello Yukon, Canada; ultimo avamposto della civiltà yankee in preda alla febbre dell’oro tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti del secolo breve. Al di là di un deserto di ghiaccio dove nacquero molte fortune americane c’è un cinema. A causa della posizione geografica decentrata i film arrivano con anni di ritardo e soprattutto spedirli indietro comporta costi troppo alti per i distributori che decidono quindi di abbandonarli a Dawson… Molte pellicole vengono smaltite “affidandole” sbrigativamente alle correnti del fiume Yukon, mentre un consistente numero di nitrati (causa tra l’altro di disastrosi incendi…) viene prima spostato per anni da un luogo all’altro, per poi essere definitivamente interrato e occultato sotto il ghiaccio del locale campo da hockey. Solo alla fine degli anni Settanta, a seguito di alcuni lavori di scavo, ne viene portato fortunosamente alla luce un prezioso giacimento. In molti casi, si tratta di film considerati perduti per sempre.
Bill Morrison, che già nel 2002 con Decasia aveva dedicato un poema visivo alla pellicola nitrato, usa il found footage per montare una “travolgente ballata sugli anni della corsa all’oro, fatta di newsreel, comiche e melodrammi; il suo discorso stabilisce un parallelo tra gli anni pionieristici del cinema e l’insediamento americano nella sua più remota frontiera, e allo stesso tempo tra i cercatori d’oro di allora e gli archeologi del cinema perduto.” (Sophie Mayer, Sight and Sound). Presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha suscitato stupore ed emozione, rispetto ad altre operazioni found footage il film di Morrison reca il valore aggiunto della sua storia: come se le persone sullo schermo si fossero appena svegliate da un lungo sonno nel ghiaccio, fantasmi convocati a narrare la propria lontana avventura, parte della storia americana del Ventesimo secolo.
Dawson City – Il tempo tra i ghiacci racconta la storia vera quanto bizzarra di una collezione di 533 film databili tra gli anni Dieci e Venti del ‘900, considerati perduti fino al loro casuale e rocambolesco ritrovamento. Utilizzando questi rari film muti e cinegiornali, insieme a materiali d’archivio, interviste e fotografie d’epoca, con il valore aggiunto e decisivo dell’enigmatica colonna sonora di Alex Somers (collaboratore dei Sigur Rós e autore delle musiche del recente Captain Fantastic), Dawson City – Il tempo tra i ghiacci ripercorre l’incredibile storia della cittadina canadese simbolo della corsa all’oro attraverso l’avventurosa vicenda di questa collezione di film, dall’esilio alla sepoltura, dalla riscoperta al salvataggio.
Collocata 600 chilometri a sud del circolo polare artico, alla confluenza dei fiumi del Klondike e dello Yukon, Dawson City era un’importante colonia per le popolazioni nomadi autoctone dedite alla caccia e alla pesca. La città fu fondata nel 1896, lo stesso anno in cui furono inventati i proiettori cinematografici su larga scala, e divenne il centro della corsa all’oro del Klondike, attirando nell’area oltre centomila cercatori. La Dawson Amateur Athletic Association (DAAA) aprì nel 1902 e iniziò a proiettare film. Presto la città divenne il punto finale di una catena di distribuzione che stampava pellicole e cinegiornali per lo Yukon. Raramente i film tornavano indietro. Alla fine degli anni Venti, oltre cinquecento pellicole si erano accumulate nelle cantine della biblioteca locale sotto la custodia della Canadian Bank of Commerce. Nel 1929, Clifford Thomson, impiegato della banca e tesoriere della locale associazione di hockey, spostò i film nel palazzetto del ghiaccio, ricoprendoli con assi e strati di terra. L’ormai famosa collezione di Dawson City fu riscoperta nel 1978 quando, durante la costruzione di un nuovo centro ricreativo, i bulldozer disseppellirono una marea di pellicole. Oggi i film ritrovati sono conservati presso i Canadian Archives di Ottawa e l’americana Library of Congress, che congiuntamente ne hanno curato il restauro.