Downton Abbey
Drammatico | Regno Unito | 2019 | 122 minDownton Abbey. Quella musica che tanti spettatori tv riconoscono dalle prime note, l'immagine dell'Highclare Castle che si staglia sul cielo dell'Hampshire, tutto il numeroso cast schierato in attesa che arrivi il re. Possiamo tornare a Downton Abbey: quattro anni dopo la fine della serie, sei stagioni e tre Emmy Award, quel mondo approda sul grande schermo con la famiglia Crawley e i loro domestici. Li avevamo lasciati tornati alle loro vite, ogni personaggio aveva trovato un senso e un appagamento dopo anni di peripezie, amori e dolori, ma non si poteva concludere una saga così amata. Ed ecco dunque Downton Abbey, il film, alla Festa di Roma e dal 24 ottobre in sala.
1927. Downton Abbey è l'aristocratica dimora nello Yorkshire di proprietà della famiglia Crawley, al cui comando ora sono la primogenita Mary e il cognato Tom Branson, subentrarti al conte Robert e alla sua moglie americana Cora. La grande notizia è che re George V e sua moglie Mary (i nonni dell'attuale regina Elisabetta, per intenderci) verranno in visita e soggiorneranno presso i Crawley per una cena e una nottata. Tutta Downton Abbey si mobilita per accogliere degnamente i coniugi reali, e l'austera Mary cerca di neutralizzare le due mine vaganti: Tom l'irlandese, le cui idee indipendentiste potrebbero apparire indigeste ai reali, e il maggiordomo Thomas Barrow, subentrato all'affidabile Charles Carson. Per ovviare al secondo rischio Mary richiama Carson dalla pensione, e naturalmente Barrow risente dello schiaffo morale. Ma nessun affronto è peggiore dell'imposizione, da parte dei sovrani in visita, di sostituire all'intero gruppo di domestici di Downton Abbey lo staff della Casa reale.
Dopo 52 episodi e sei stagioni televisive, Downton Abbey fa il salto verso il grande schermo, soddisfacendo il desiderio dei milioni di fan orfani della loro serie preferita.
Per dare un'idea del successo di questa iniziativa commerciale basti pensare che negli Stati Uniti le prevendite del film hanno superato quelle di Once Upon a Time in Hollywood.
E la versione cinematografica della saga si rivela perfettamente aderente alle aspettative, un ingranaggio ben oliato e assemblato a regola d'arte: i personaggi restano fedeli alle rispettive caratterizzazioni ed entrano in dinamiche interrelazionali riconoscibili (anzi, anticipabili) dal pubblico degli aficionados, e anche se la trama non è particolarmente avvincente, ogni svolta della storia è seminata a dovere e raccolta al momento giusto, e l'atmosfera a base di tazze di tè, completi di tweed e "Dio salvi la regina" ha l'effetto rassicurante di un comfort food.
In questo senso Downton Abbey è il perfetto antidoto ai tempi disordinati e anarcoidi in cui viviamo: una sorta di anti Joker adatto a ricollocarci in un'epoca in cui il divario sociale si esprimeva in modo, per così dire, meno conflittuale. Certo, il film lascia chiaramente intendere che l'aristocrazia si sta avviando sul viale del tramonto e che certe caste e certi privilegi saranno (almeno in parte) sovvertiti: ma per il momento gli happy few vivono ancora di rendita, drappeggiati in meravigliosi costumi d'epoca e alloggiati in stanze sapientemente decorate e illuminate.
Il regista Michael Engler ha diretto vari episodi della serie televisiva e lo sceneggiatore del film è quello di sempre, Julian Fellowes, premio Oscar per il copione del film Gosford Park che, insieme alla serie televisiva British Upstairs Downstairs, è il predecessore dichiarato di Downton Abbey nel raccontare le esistenze parallele degli aristocratici al piano di sopra e della servitù a quello di sotto.
Fellowes tiene la politica a distanza e si concentra sui rapporti fra i personaggi, spesso colorati da attrazione e sentimento. Tutto molto familiare, tutto irresistibilmente piacevole. Le rare scintille sono lasciate all'impareggiabile Maggie Smith nel ruolo della contessa Violet che battibecca con Isobel Merton e lancia frecciate a Lady Bagshaw, cugina e dama di compagnia della regina, interpretate rispettivamente da Penelope Wilton e Imelda Staunton. Al punto che viene spontaneo chiedersi se il prossimo episodio non possa essere uno spin off con le tre leonesse come protagoniste assolute.