Fiori bianchi
Documentario | 2019 | 30 minPresentato come installazione alla mostra su Jean Giono al Mucem di Marsiglia, ottobre 2019.
Nel 1938, Jean Giono scrisse una lettera ai contadini, “Lettera ai contadini sulla povertà e la pace”. L’odore di morte della Prima Guerra Mondiale non si era ancora dissipato e forse già si poteva percepire quello della Seconda in arrivo. Giono scrive allora una lettera forte e disperata ai contadini, ricordando loro che sono i custodi di un sapere ancestrale che nessuno Stato potrà rubare. Eppure i contadini sono la carne che lo Stato ha sacrificato a milioni durante tutte le guerre fino ad allora. Ottant’anni più tardi sono andato alla ricerca nei luoghi di Giono di possibili destinatari di quella lettera, di persone, uomini e donne che avrebbero potuto leggerla all’epoca. A caso ho seguito la geografia dei romanzi e una mia geografia personale, fatta di ricordi e rimandi alla mia storia, visi, forme, luci. Di bar in bar, d’incontro in incontro, sono finito in una valle cieca del sud della Francia. La valle di Boulc non va da nessuna parte. Non è per forza difficile arrivarci ma bisogna volerlo. Lì mi hanno parlato di Paul Bégou e di Blanche Caille, i due nonni della valle. Entrambi avevano più di novant’anni. Non sono persone di molte parole e di Giono non hanno mai sentito parlare. Di ricordi ne hanno tanti, ma non pensano siano degni di essere raccontati. Sono rimasto qualche giorno assieme a loro mentre l’inizio dell’estate portava con sé papaveri e temporali.
Questo è un film silenzioso, è la timida traccia di un incontro. Non racconto nessuna storia, sto solo assieme a Paul che nonostante tutto continua lavorare. Paul se non lavora vuol dire che è già morto. Poi sto assieme a Blanche che aspetta pazientemente che la figlia venga a trovarla. La cronologia è quella di una giornata, anzi di un pomeriggio, il temporale sta per arrivare, poi il sole ritorna.