PROGRAMMAZIONE CONCLUSA
Fabio Bobbio
Un film di Fabio Bobbio. Con Samuele Bogni, Matteo Turri, Valentina Padovan.
Titolo originale I cormorani. Commedia, durata 88 min, colore - Italia, 2016 - Strani Film.

I cormorani. Vero come un documentario, poetico come un romanzo di formazione, una nuova via per il cinema d’autore italiano contemporaneo. Film della Critica 2016. 

Il regista Fabio Bobbio sarà ospite al PostModernissimo per presentare il suo lavoro al pubblico di Perugia.

Samuele e Matteo hanno pochi anni e grandi spazi da scoprire. Boschi, fiumi, luna park, centri commerciali, strade sterrate punteggiano un territorio che percorrono a grandi falcate e prolungati silenzi. La scuola è finita e davanti c’è solo un’estate di ozio e di attesa in cui ripensare i piccoli amori conclusi, i piccoli affanni vissuti. Tra tuffi e pesca, scontri e autoscontri, Samuele e Matteo sperimentano la loro età, sfuggendo alla virilità ottusa, spiando una ‘graziosa’ e la sua rosa, tuffandosi in vasche d’acqua, permeabili come cormorani. E come i cormorani si stendono al sole, sognando di fiumi ricchi di pesci e possibilità.

L’adolescenza è un soggetto esaurito e inesauribile. L’adolescente è un personaggio tipico del cinema alla maniera di un cowboy o di un gangster. Impossibile trovare un autore che non lo abbia anche solo avvicinato, difficile trovare un’arte che non l’abbia trattato scavando nella sua enigmatica impulsività. La fascinazione deriva probabilmente dal desiderio di sondare un’età pura e refrattaria al compromesso, di approcciare un frammento che forgia per sempre la nostra esistenza. Improntato su uccelli acquatici che spiegano le ali ad asciugare, I cormorani racconta nel tempo di un’estate il percorso fisico e ideale di due adolescenti che ciondolano da un luogo all’altro, vengono alle mani per gioco e senza nemmeno sapere perché. Fabio Bobbio, montatore di Mirko Locatelli (I corpi estranei) al suo esordio, approccia questa stagione dell’anima eludendo il racconto iniziatico. Ne I cormorani non esiste un prima e un dopo, Bobbio scorre lo sguardo sul paesaggio puberale muovendosi in loop dentro un’estate infinita. Questa visione (in)interrotta della giovinezza, presentata come materia ardente confinata dalla routine, dona al film la sua delicatezza. La normalità apparente emerge i momenti di esaltazione che Samuele e Matteo condividono con la confusione e la ricerca di sé dietro a una prostituta, ai pugni al pungiball, ai pomeriggi al sole. I cormorani fugge i vizi distintivi dell’adolescenza contemporanea, dichiarazioni d’amore o di amicizia convertite in forma di emoticon, per concentrarsi sui suoi personaggi, per metterli in contatto con sé stessi.
Cinema di concentrazione, dove nessuna distrazione si interpone ad una visibilità totale dei protagonisti, dei loro pensieri e delle loro azioni, quello di Fabio Bobbio centra i sentimenti, non quelli rosa del cinema commerciale, ma quelli insondabili e inesplorati. Lo sguardo è puntato su Samuele e Matteo, approssimati per raggiungere per via epidermica il centro sconosciuto delle loro emozioni, la sceneggiatura suggestiva anziché imperativa per lasciare piena espressione alla casuale coincidenza della vita, la recitazione azzerata per vivere la situazione. Il reale innerva il racconto ma non lo struttura.
I cormorani non è un documentario sull’adolescenza, al contrario, il film attiva la grande macchina finzionale, trasformando una storia che avanza al ritmo di una promenade in un romanzo d’avventura a metà tra il corpo e la parola. Bobbio coglie l’indeterminatezza dei suoi adolescenti, ne segue la geografia e le geometrie, congedandoli a cavallo di un toro meccanico. Prima della caduta, prima che la statura cresca e il timbro della voce si abbassi, prima di afferrarsi e afferrare, prima di rovesciare dalla parte adulta e matura del mondo, dove l’impronta della fantasia e la traccia istintiva del proprio essere cede alla realtà. Tra cronaca teen rurale, la prossimità con la natura soffia sul film un respiro delicatamente primitivo, e occhi spavaldamente puntati sulla realtà, Fabio Bobbio rivela un interesse sensibile per la ‘prima età’ e le sue indistinte giornate di favole e giochi. Dinoccolati sulla soglia della maturità, Samuele e Matteo spruzzano il mondo fuori e lo sguardo dal di fuori, trattenendosi ancora un po’ nell’universo infantile delle cose. Ma nessun gioco dura a lungo. Bobbio conserva lo sguardo in macchina di Matteo e lo converte in un bagliore di coscienza mentre il ragazzo asciuga al sole e dentro i rumori di fondo dell’epoca. Che inesorabile appressa e ingoglia il mito dell’adolescenza.