Il professore cambia scuola
Commedia | Francia | 2017 | 106 min | TIl professore cambia scuola. Olivier Ayache-Vidal firma il suo primo lungometraggio, una toccante commedia drammatica sulla scuola pubblica, l'insegnamento e i problemi delle periferie.
François Foucault è professore di lettere al prestigioso liceo Henri IV di Parigi. Durante una serata, l'uomo si lamenta con una funzionaria dell'Educazione nazionale dei problemi delle scuole di periferia dove bisognerebbe inviare dei professori più competenti. Il messaggio viene recepito e François si ritrova a dover accettare, per la durata di un anno, il trasferimento in un liceo di periferia da cui si aspetta il peggio. Il professor Foucault dovrà allora confrontarsi con i limiti del sistema educativo e mettere in discussione i suoi principi e i suoi pregiudizi. Les grands esprits è un film di finzione per cui il regista si è talmente documentato da sfiorare il documentario. Per due anni Ayache-Vidal, infatti, si è immerso nella vita del liceo Barbara de Stains, nella periferia parigina, osservando la comunità turbolenta ma piena di vita, ben distante dal mondo suburbano infernale dell'immaginario collettivo. Ricordando così l'ottimismo e la speranza di Les Heritiers(2014) di Marie Castille Mention-Schaar e la tenacia ammirevole che anima Entre les murs (2008) di Laurent Cantet, Les Grands Esprits riprende il filone di un cinema sociale riconciliatore che si insinua tra i banchi di scuola alla ricerca di risposte alla mancanza di integrazione, ambizione e cultura di quei giovani che crescono lontano dalla tour Eiffel. L'autenticità, dunque, sembra la vera preoccupazione del regista che, perciò, ha voluto dei volti nuovi come insegnanti e i veri ragazzi del liceo Barbara come alunni. Nel confronto, nello scambio, nel vero incontro tra insegnanti e studenti risiede il nocciolo del film che si sviluppa seguendo l'evoluzione del rapporto tra il professor Foucault, interpretato dal brillante Denis Podalydès della Comédie Française, e il sorprendente Seydou, un vero alunno della scuola dal nome di Abdoulaye Diallo. Figlio di un uomo di lettere conosciuto e apprezzato, l'esigente professore di uno dei migliori licei parigini che si diverte a umiliare i suoi studenti sarà costretto, dunque, a rivedere il modo di insegnare i suoi classici, lasciando emergere un'umanità inaspettata nei confronti di giovani problematici che nessuno sa come prendere. Messo da parte il controproducente rigore, Foucault cerca dei metodi alternativi per parlare di Victor Hugo, riuscendo infine a coinvolgere anche il più ribelle come Seydou, che rivelerà un'intelligenza che nessuno prima era riuscito ad apprezzare. Ayache-Vidal dunque si interroga sulle contraddittorietà e le assurdità del sistema pubblico, sulla cecità dei professori che preferiscono liquidare i propri alunni come svantaggiati piuttosto che vedere la propria incompetenza, sulla complessità ma anche l'emozione di riuscire a far leggere "Les Misérables" a chi non ne ha mai sentito parlare. Nonostante una narrazione prevedibile, il regista riesce nel proposito sincero di ridare speranza all'educazione in quello che è in fondo il ritratto di un professore eroico. Oltre la riflessione sull'importanza della scuola o la denuncia delle problematiche delle banlieues, Olivier Ayache-Vidal racconta la grandezza di un professore nell'offrire ai suoi studenti un avvenire lontano dall'ignoranza a cui il contesto sociale li avrebbe destinati.