Kusama Infinity
Documentario | USA | 2018 | 85 minKusama Infinity. Il viaggio dell'artista Yayoi Kusama dall'educazione conservatrice in Giappone alla sua notorietà in America negli anni '60. Introduzione al film a cura di Aldo Iori, giovedì 14 ore 21.30.
Alla fine degli anni sessanta Yayoi Kusama (1929), determinata e ossessionata dal fare arte, giunge a New York dal Giappone. Il contesto culturale qui è vivido, energico e interessante. La città americana è davvero la capitale del sistema. Tutti gli artisti sono lì. Leo Castelli aveva da poco realizzato le prime mostre agli emergenti Andy Wharol, Robert Rauschenberg o Roy Lichtenstein; Peggy Guggenheim già aveva scoperto e portato alle stelle gli espressionisti americani del secondo dopoguerra, come Jackson Pollock o Willem De Kooning. Mary Boone e gli altri galleristi stavano già guadagnando come mai prima d'allora.
In questo ambito, una donna giovane, pittrice e per di più giapponese, seppure esotica agli occhi affascinati degli americani, non aveva tante chance in un mondo dove imperversavano gli artisti uomini come quelli della pop art o della minimal art, capeggiata da Donald Judd e Carl Andre - i "machi" dell'arte per eccellenza.
Piccola, anziana e con una parrucca rossa, Kusama racconta la sua vita, personale e lavorativa, fin dall'infanzia. Da Matsumoto, un piccolo e reazionario paese del Giappone dove è cresciuta con la sua famiglia molto tradizionale, a New York, fino alle mostre in Europa.
Narra di una famiglia tanto rigida da non farle studiare arte e ripudiarla una volta che riesce a farsi notare oltreoceano, creando scandalo anche alla Biennale di Venezia del 1966. L'artista svela sé stessa mentre disegna i suoi grandi punti colorati, in maniera compulsiva. Quei pallini per cui oggi è riconosciuta in tutto il mondo come l'artista donna più costosa sul mercato. Dagli Stati Uniti all'Europa, fino al Giappone, casa sua, dove finalmente l'hanno accolta nei musei di Tokyo e persino nel suo piccolo paese d'origine dove, nel 2018, le viene dedicata una grande mostra personale dal titolo All About My Love. Un giusto riconoscimento, che ha un po' tardato ad arrivare, ma che per Kusama è stato forse tra i più importanti successi ottenuti nella sua lunga carriera.
Pittrice - quella dei "dots" appunto, e delle sinuose e psichedeliche strisce ripetute -, performer - già dal '60 Kusama usava il suo corpo e quello di altri performer per dimostrare quanto tutti gli esseri umani siano uguali, e quanto ciò che conta sono la purezza, l'amore e la natura dell'essere nelle sue forme espressive più svariate -, videomaker e scultrice. È notorio che Claes Oldenburg e la moglie (che le scrisse anche una lettera di scuse) videro una mostra dove Kusama esponeva per la prima volta oggetti scultorei morbidi, realizzati in tessuto con grandi escrescenze falliche su cui sedersi, e, poche settimane dopo, nacquero le prime Soft Sculptures di Oldenburg, che ottennero un grande successo.