L’anno che verrà
Commedia, Drammatico | Francia | 2019 | 111 minL'anno che verrà. Film in prima visione. Mehdi Idir e Grand Corps Malade affrontano il tema della realtà scolastica vista nella sua quotidianità in istituti collocati in quartieri socialmente disagiati.
Saint Denis. Una scuola media in cui dai primi anni si concentrano in classi di sostegno gli allievi che non esprimono opzioni su materie come il latino, lingue straniere o musica. Dal Dipartimento dell’Ardèche arriva la giovane Samia che viene nominata vicepreside e si deve specificamente occupare degli insegnanti e degli assistenti che operano con i ragazzi ritenuti ‘difficili’. Il suo non sarà un compito privo di ostacoli ma la sua stessa condizione l’aiuterà a comprendere i loro problemi, il che non significa giustificare i loro comportamenti.
Partendo da singole situazioni a loro note e coinvolgendo gli abitanti del quartiere in cui hanno girato non solo come comparse (infatti 3 su 5 dei personaggi principali vivono lì) i registi cercano e trovano un loro punto di vista personale. Qual è l’elemento che contraddistingue questo film da altri simili e che lo rende interessante? Sicuramente il fatto di non avere, come spesso accade, una ‘grande’ meta da raggiungere e di cui lo spettatore ha già la consapevolezza così come sa che può aspettarsi che, nonostante tutto, l’esito sarà positivo. Qui si affronta la quotidianità con i suoi mille problemi facendo perno in particolare su un allievo, Yanis, ma presentandone moltissimi altri con le loro difficoltà e le loro modalità di affrontare la dimensione scolastica.
Si potrebbe dire che si finisce con il non approfondirli ma in realtà (e questo è un ulteriore elemento di interesse del film) l’intento è di vedere anche la scuola dall’altra parte, quella dei docenti che non sono solo le ‘materie’ che insegnano ma persone con le loro aspettative, i loro problemi, le loro reazioni.
C’è un senso di verosimiglianza che attraversa tutto l’anno scolastico e gli eventi che lo costellano così come si percepisce che i due registi che hanno anche scritto la sceneggiatura hanno la consapevolezza di come il cammino dell’insegnamento e dell’apprendimento sia lastricato di successi e di insuccessi e di quanto sia difficile mantenere la lucidità per distinguere tra il reale vissuto di alcuni ragazzi e il modo in cui si pongono dinanzi a chi li vorrebbe aiutare ma talvolta non riesce ad individuare le modalità adeguate. La punizione può essere una di queste ma se data al momento giusto. Ma cos’è ‘giusto’? È la ricerca di una risposta a questa domanda che ogni insegnante, consapevole dell’importanza del compito che gli è affidato, si pone quotidianamente. Questo film ci aiuta a riconoscerne la complessità
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