di Werner Herzog

Lo and behold

Documentario | USA | 2016 | 108 min

Lo and behold. Con l'aiuto di scienziati ed esperti della rete, Herzog compone un mosaico utile a generare una riflessione a tutto tondo sul mondo connesso.

Qual è il futuro della rete? si può ancora immaginare un mondo senza connessione Internet? quali sono i limiti dell'essere costantemente connessi? siamo in grado di difenderci dalle minacce che si nascondono dietro all'utilizzo di questo mezzo così potente? Con lo sguardo disincantato, l'acume e l'ironia a cui questo straordinario cineasta ci ha abituato nel corso della sua lunga produzione di documentari, Lo and Behold (espressione che si potrebbe tradurre con "ammira!") tenta di riflettere su questi temi, esplorando anche le zone marginali, più controverse, che ne mettono in luce le contraddizioni. L'intento non è tanto quello dell'esaustività, quanto gettare delle basi per una riflessione più ampia sul mondo connesso in rete. Il regista lo fa suddividendo il documentario in 10 capitoli che si muovono tra la fascinazione, lo scetticismo e l'inquietudine derivante dall'utilizzo di questo mezzo che di fatto, come viene detto più volte nel film, è "fuori controllo".

Il documentario si apre con Leonard Kleinrock, professore di informatica all'UCLA di Los Angeles che ci guida alla scoperta della stanza 3420, il luogo a cui si fa risalire la nascita della rete. Tra le altre figure che incontriamo vi sono Kevin Mitnick, fra i più abili hacker al mondo; Elon Musk, cofondatore di PayPal, amministratore delegato di Tesla Motors, ma soprattutto conosciuto per la compagnia SpaceX, azienda che si occupa di rendere più accessibili i viaggi spaziali per l'essere umano e che lavora per il futuro approdo dell'uomo su Marte. Illuminante la sezione dedicata a Ted Nelson, colui che ha coniato il termine "ipertesto", che ci racconta come il linguaggio HTML abbia in realtà tradito la concezione originaria di ipertesto in rete, non sfruttandone appieno le potenzialità.

Chi conosce il regista tedesco sa che egli concepisce il fantascientifico in senso Carpenteriano, ovvero lo scenario post-apocalittico per cui la tecnologia regredisce e l'umanità ritorna a doversi confrontare con la tecnica, con la conoscenza pratica delle cose, per poter sopravvivere. Lo and Behold sembra a tratti muovere i passi proprio da queste premesse: cosa succederebbe se Internet smettesse di funzionare all'improvviso? l'essere umano sarà in grado di cavarsela quando Internet finirà?

Fra le trame intessute dal documentario si insinua l'idea che Internet sia diventato talmente pervasivo nelle relazioni umane da diventare indispensabile alla vita sulla Terra, tanto che c'è anche chi vede nella fine della rete il tramonto della civiltà. Interessantissima la questione riguardante le persone affette da sensibilità alle radiazioni elettromagnetiche causate dalle frequenze emesse, oltre che dalla radio e dagli smartphone, anche dalla rete e costrette all'isolamento. Anche quando tratta delle delicate questioni della dipendenza da videogiochi o della violenza che si espande online, Herzog riesce sempre a farlo senza moralismo, ma con umanità e interesse filantropico.

Il regista ci invita a osservare Internet alla distanza da cui lo guarderebbe uno scienziato, astraendolo, come un oggetto a sé stante, un organismo. Operazione non da poco, dal momento che ne siamo talmente immersi da darlo per scontato; un mondo in cui la rete è considerata il grado zero della socialità umana. La potenza visionaria dello sguardo del regista tedesco non ha limiti e si spinge oltre, fino al punto di chiedersi: Internet arriverà mai a pensare a se stesso?

Dettagli

Titolo Originale
Lo and Behold, Reveries of the Connected World
Anno
2016
Regia
Werner Herzog
Durata
108 min
Genere
Documentario
Distribuzione
I wonder
Colore
colore

Trailer

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