Morto Stalin se ne fa un altro
Commedia | Gran Bretagna, Francia | 2017 | 106 minMorto Stalin se ne fa un altro. Black comedy campione d'incassi in Inghilterra, presentata in anteprima all'ultimo Torino Film Festival.
Nella notte del 2 marzo 1953, c’è un uomo che sta morendo. Non si tratta di un uomo qualunque: è Joseph Stalin, il Segretario Generale dell’Unione Sovietica. È lì lì, non ne avrà ancora per molto, sta per tirare le cuoia... e se ti giochi bene le tue carte, il suo successore potresti essere tu! Dal genio di Armando Iannucci una travolgente commedia nera, una satira sul potere e il totalitarismo con un formidabile cast internazionale: Steve Buscemi (Le iene, Fargo, Il grande Lebowski) è il pragmatico Khrushchev; Michael Palin (membro dei Monty Python, Un pesce di nome Wanda) il fedelissimo Molotov; Jeffrey Tambor (Tutti pazzi per Mary, Una notte da leoni, Arrested Development) interpreta il confusionario vice di Stalin, Malenkov; Jason Isaacs (la saga di Harry Potter, The OA, Star Trek: Discovery) l’implacabile generale Zhukov; Simon Russell Beale (Into The Woods, Penny Dreadful) è il mefistofelico capo dei servizi segreti Beria e Olga Kurylenko (007 - Quantum of Solace, La corrispondenza) la pianista dissidente Maria Yudina.
Il film è ispirato alla graphic novel realizzata dallo scrittore di fumetti Fabien Nury e dal vignettista Thierry Robin, "La Morte di Stalin", edito in Italia da Mondadori. I due artisti francesi hanno voluto raccontare gli eventi verificatisi durante e dopo la morte di Stalin, partendo dall'ictus che colpì dal dittatore il 28 febbraio 1953. La loro non è una cronaca storica, ma eventi realmente accaduti legati a libertà espressive, che mettono in luce gli intrighi e le ingiustizie celati in modo più o meno trasparente sotto il regime staliniano. Nury non è nuovo ad adattamenti di fatti storici in chiave fumettistica, infatti negli anni precedenti aveva dedicato alcune novel alla Seconda guerra mondiale. Thierry, invece, aveva già in programma di illustrare qualcosa che interessasse il “signore dell'URSS” e già nel 2008 aveva disegnato delle tavole per una biografia fumettistica, che, però, non è riuscito a portare a termine, ma di cui si possono apprezzare le bozze nell'appendice finale di “La Morte di Stalin”. La graphic novel è divisa in due volumi: il primo, "Agonia", presenta poche inquadrature ampie e un'atmosfera di chiaroscuri, che rimanda all'espressionismo tedesco; il secondo, "I Funerali”, invece, è ricco di campi lunghi e medi, con tonalità contrastanti tra il rosso e il bianco. La stessa figura di Stalin subisce un mutamento nei due episodi, da corpo esanime e abominevole da nascondere a vessillo da mostrare fieramente.
Leggendo "La Morte di Stalin", a metà tra un giallo e un thriller, si respira l'humour più nero, denso di caricature grottesche e dialoghi vivaci, in cui il despota russo è il protagonista assente; questo clima ha talmente affascinato i produttori francesi Yann Zenou e Laurent Zeitoun, convincendoli a comprare i diritti della graphic novel per farne un film. A comando di questa impresa hanno voluto un regista avvezzo nel trattare la politica in modo satirico, l'italo-scozzese Armando Iannucci, autore della serie TV The Thick of It e Veep, entrambe satiric comedy in stile cinéma-vérité sul tema della politica anglo-americana. La proposta sembrava fare proprio al caso di Iannucci, che, dopo aver girato Veep, era alla ricerca di un progetto che gli permettesse di raccontare la storia di una dittatura. Per trattare il totalitarismo brutale di Stalin con la comicità dell'assurdo, rimanendo così fedele al comic, il director ha deciso di sviluppare la storia come se fosse una tragi-commedia, sdrammatizzando con estrema naturalezza i momenti più spietati. L'effetto che si vuole ottenere è proprio quello di divertire e "snervare lo spettatore", mediante scene paradossali tra serio e comico. Morto Stalin, se ne fa un altro diventa così una black comedy che mostra ironicamente le difficoltà nella gestione di un enorme apparato come la Russia staliniana.