Racconto d’Inverno. Félicie, in vacanza in Bretagna, incontra Charles, un giovane cuoco, col quale ha una storia d’amore importante. Al momento della separazione Félicie, per un lapsus, lascia a Charles un indirizzo sbagliato e da parte sua il ragazzo, che sta partendo per gli Usa, non ha ancora un recapito. I due non riusciranno più a mettersi in contatto. Cinque anni dopo Félicie ha una figlia, Elise, avuta da Charles. Vive con la madre e lavora come parrucchiera da Maxence con il quale ha una relazione.
Sin dalle premesse questo film si presenta come particolarmente interessante all’interno del ciclo delle Stagioni. Rohmer torna a giocare sul rapporto realtà/verosimiglianza giungendo ad esporlo chiaramente con l’inserimento della recita de “Il racconto d’inverno” di William Shakespeare e con il far rivolgere un personaggio contemporaneamente sia al pubblico che affolla la sala del teatro sia allo spettatore del film. Con lo sguardo in macchina viene infatti pronunciata la battuta: “Se leggeste questa storia in un libro pensereste che è una fiaba ma invece è vera”. Di fronte al film e alla sua conclusione ci si trova nella stessa condizione degli spettatori dell’opera shakespeariana. Rohmer lo ha costruito in modo tale da preparare e lasciare aperte fino all’ultimo varie possibili soluzioni ma l’inserimento della scena teatrale tende ad indirizzare le aspettative di chi guarda in una direzione precisa.
Félicie ribalta la situazione rispetto al Racconto di primavera. Là avevamo un uomo di fronte a tre donne e qui una donna che si confronta con tre uomini. Il grigiore della sua vita si accompagna bene con le scene invernali del film contrastando volutamente con quelle luminose ed estive del prologo, quasi a sottolineare che lì si era consumata la sua estate che ora continua a sognare. Rohmer, che non ha mai la pretesa di catturare lo spettatore attraverso l’immedesimazione con i personaggi, in questo caso fa in modo che inizialmente il distacco dalla protagonista sia totale. Félicie è così semplice da farci pensare che il regista voglia prendere in giro questa ragazza così insicura, poco istruita, quasi priva di ideali. Avremo modo di accorgerci che, con l’avanzare della narrazione, grazie ad attese e sospensioni che Rohmer sa come costruire, finiremo con l’essere solidali con lei. Fino alla scena finale di cui il regista dice: “Mi serve sempre la scena ultima per organizzare i miei film”.
PROGRAMMAZIONE CONCLUSA
ORARI (click per mostrare/nascondere)
Eric Rohmer
Un film di Eric Rohmer. Con Charlotte Véry, Frederic Van Den Driessche, Hervé Furic, Marie Rivière, Rosette.
Titolo originale Conte d'hiver. Commedia, durata 114 min, colore - Francia, 1992 - Bim Distribuzione.
Titolo originale Conte d'hiver. Commedia, durata 114 min, colore - Francia, 1992 - Bim Distribuzione.