Ritorno al bosco dei 100 Acri
Animazione | USA | 2018 | 103 minRitorno al bosco dei 100 Acri. La vita adulta dell'uomo che, da bambino, fu l'ispirazione per il giovane protagonista dei libri di Winnie the Pooh.
Christopher Robin (Ewan McGregor) ha lasciato i suoi amici del Bosco dei 100 Acri, per crescere. Ha salutato Winnie Pooh, Tigro, Ih-Oh, Pimpi, Kanga, Roo, Uffa e Tappo, è andato al collegio, è diventato adulto, ha vissuto la II Guerra Mondiale, si è sposato e ha una figlia. Ma non è felice: in un weekend in cui è costretto a rimanere in città da solo per lavorare un problema aziendale, il passato tornerà a cercarlo... e a salvarlo.
Si apprezza subito come Ritorno al Bosco dei 100 acri, nella pletora di adattamenti dal vero che la Disney sta operando dei suoi classici, non adotti l'approccio del remake, bensì quello reinterpretativo, che aveva reso Il libro della giungla di Favreau un'opera molto centrata. L'azienda ha cavalcato molto il marchio del Winnie Pooh di A. A. Milne sin dalla metà degli anni Sessanta, tra lungometraggi per il cinema, speciali tv e serie animate, quindi il rischio di ripetersi era molto alto. Non pensiamo inoltre fosse possibile essere all'altezza della purezza dei personaggi come lo si è stato nel pulito ed essenziale Winnie the Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri (2011). Grazie a un copione cofirmato da Tom McCarthy (sì, proprio quello del Caso Spotlight!), il film dell'accademico Marc Forster adotta un punto di vista diverso che corregge la spensieratezza infantile con i limiti dell'età adulta, avendo la fortuna di affidare il Christopher cresciuto a un McGregor in gran forma. I soliti divertenti cachinni di Winnie hanno persino più valore morale quando si scontrano con la rigidità del mondo reale, e la dolcezza non corre mai il rischio di essere mielosa (possiamo scommettere tuttavia che il nostro orsetto correrebbe volentieri un rischio del genere).
Si fa anche molto apprezzare la resa digitale della simpatica combriccola: la CGI non riuscirebbe a mantenere l'immediatezza della tradizione a mano libera che da sempre sostiene il marchio di Winnie Pooh in casa Disney. Fortunatamente, non viene chiamata in causa per farlo: in omaggio vero a Milne, icone come Winnie, Tigro e gli altri sono qui in effetti animali di pezza fotorealistici che prendono vita, molto riusciti. Forster riesce a sfruttare appieno questo loro sapore da giocattolo antico, quando li contestualizza negli ambienti con una fotografia poco satura e quasi cupa (ironicamente diremmo "londinese") a cura di Matthias Koenigswieser. Ritorno al Bosco dei 100 acri è però forse meno convincente quando cerca di conciliare le sue due anime, quella iniziale più malinconica del regista di Neverland (al quale si pensa spontaneamente), con la necessità di uno spettacolo scanzonato adatto ai più piccoli nel climax. Narrativamente la transizione avrebbe anche senso, però avanzando dispiace che la lettura metaforica evapori così tanto e rimanga solo la favola pura e semplice. Forse è inevitabile, questo non è l'amaro biopic Alla ricerca di Christopher Robin di qualche mese fa, però bisogna ammettere che l'equilibrio migliore il film lo raggiunge nella parte centrale: Winnie e il Christopher adulto duettano e si confrontano, uscendo ed entrando dalla fiaba, non senza qualche dolore del cuore. Per il resto, chi ami il mondo Disney, ha vissuto da sempre i dilemmi tra età matura e salvataggio del bambino interiore: da I racconti dello zio Tom a Le avventure di Peter Pan, da Mary Poppins (quanti i punti di contatto!) a Il libro della giungla animato. Questo Ritorno al Bosco dei 100 Acri garantisce che la tematica più cara a Walt rimanga sotto i riflettori. Male non fa.