The Shining- Extended Edition
Horror | USA | 1980 | 116 minThe Shining. Il capolavoro di Stanley Kubrick arriva in Italia per la prima volta in formato 4K Ultra HD e nella versione estesa americana della durata di 143 minuti.
Jack Torrance è uno scrittore in crisi in cerca dell'ispirazione perduta. Per trovarla e sbarcare il lunario accetta la proposta di rintanarsi con la famiglia per l'inverno all'interno di un gigantesco e lussuoso albergo, l'Overlook Hotel, solitario in mezzo alle Montagne Rocciose. L'albergo chiude per la stagione invernale e il compito di Jack sarà quello di custodirlo in attesa della riapertura. Nel frattempo, pensa Jack, lui potrà anche lavorare al suo nuovo romanzo. Con lui, la devota mogliettina Wendy e il figlioletto Danny, per nulla entusiasta della prospettiva. Nel colloquio con chi gli affida il lavoro, Jack viene messo a conoscenza che qualche anno prima proprio in quell'hotel è successo un tremendo fatto di sangue: un precedente custode era impazzito, forse per la solitudine, e aveva sterminato la propria famiglia con un'ascia prima di suicidarsi. Jack assicura che niente del genere potrà capitare a lui. All'albergo, il giorno della chiusura, Jack riceve le consegne e le istruzioni, Il posto è fantastico e tutto sembra perfetto. Ma Danny comincia a vedere strane cose e l'inverno all'Overlook Hotel sarà molto lungo.
Stanley Kubrick, uno dei pochi autentici geni del cinema, non si è mai preoccupato di "abbassarsi" all'utilizzo del cinema di genere, cogliendo anzi l'occasione del confronto con stilemi e convenzioni stratificate per trarne nuova linfa creativa. E, incidentalmente, magari per rivoluzionare il genere di cui si occupava, come è di certo successo per esempio nel caso della fantascienza e di 2001: Odissea nello spazio.
Con Shining, Kubrick opera in modo non dissimile. Prende un romanzo horror di successo (di Stephen King) e lo interpreta a modo suo andando con geometrica lucidità all'essenza del genere e nello stesso tempo allontanandosene per elaborare un percorso del tutto personale.
Già l'inizio rende l'idea di un maestro del cinema al lavoro, con le riprese aeree, maestose e superbe, a seguire, piccola e insignificante nel contesto di una natura imponente e misteriosa, l'auto di Jack Torrance e famiglia diretta verso il proprio destino. Il resto del film è un susseguirsi di scene magistralmente dirette - e rimaste proverbiali: dalle corse in triciclo nei lunghi corridoi dell'albergo alla fuga nel labirinto, con i morbidi movimenti di macchina a inseguire in modo mirabile e fluido - che spargono un senso di perfezione visuale che sovrasta la stessa vicenda che racconta. Proprio perché non è tanto la storia che qui importa quanto il modo in cui viene raccontata. Forse anche per questo Stephen King non era rimasto particolarmente contento della realizzazione, per le troppe libertà che Kubrick si è preso rispetto al testo. Ma basta vedere la versione diretta da Mick Garris (che King ha apprezzato e sceneggiato) per rendersi conto che non basta la fedeltà a fare un bel film.
La perfezione appaga lo sguardo e certifica un Kubrick in stato di grazia, ma forse raggela un po' la storia e, da un punto di vista propriamente "di genere", riduce la suspense. L'atmosfera inquieta e minacciosa che Kubrick riesce a creare è comunque unica e rende i vari ambienti dell'Overlook Hotel un unico e tortuoso inferno della mente. Sospeso in bilico tra realtà e immaginazione con notevoli spazi di intersezione tra loro che restano inspiegati e confluiscono nella suggestiva fotografia che chiude il film e cattura in modo efficace la sua sostanziale ambiguità, il film si regge, da un punto di vista narrativo, soprattutto sulla indimenticabile figura del protagonista, un uomo pieno di violenza repressa, frustrazione ed egocentrismo, controbilanciato dalla quieta e gentile - ma solo apparente - sottomissione della moglie.
L'interpretazione di Jack Nicholson è sontuosa ed è rimasta negli annali, anche se la sua trasformazione da persona tranquilla ed equilibrata in persona ossessionata dalla propria inadeguatezza è un po' brusca, ma forse è giusto che sia così dato che sin dall'inizio Jack Torrance mostra segni di squilibrio: proprio questo limitato arco psicologico è comunque una delle principali obiezioni che Stephen King ha fatto al film. Non è, quella di Nicholson, un'interpretazione che si può definire "misurata", forse "smisurata" è un termine più appropriato, ma di rado si è visto un attore capace di rendere con maggior efficacia la pazzia e di essere così sinistro e minaccioso anche quando parla in modo apparentemente innocente. Ma anche Shelley Duvall, attrice versata per la commedia e solitamente impiegata in ruoli più leggeri (come in diversi film di Altman), offre una prova di notevole persuasività. Per non parlare dei ruoli di contorno che, come è usuale nei film di Kubrick, sono tutti perfettamente calibrati e interpretati, con l'impagabile Scatman Crothers e l'ineffabile Philip Stone su tutti.