Sulla infinitezza
Drammatico | Svezia, Germania, Norvegia, Francia | 2019 | 78 minUna sovrapposizione poetica di quadri che catturano momenti di vita. Alcuni dei personaggi ritratti sono Adolf Hitler, una direttrice marketing, una donna che ama lo champagne e un prete. La narrazione è guidata dalla voce calda di una donna, una sorta di Scheherazade (delle Mille e una notte) che racconta la storia dell’umanità e invita gli spettatori a riflettere sulla preziosità e la bellezza della nostra esistenza. Ode e lamento al tempo stesso, “Sulla infinitezza” è un caleidoscopio di tutto ciò che è umano, una storia infinita sulla vulnerabilità dell’esistenza.
Leone d’Argento - Miglior Regia Mostra del Cinema di Venezia 2019.
«Il tema principale del mio lavoro è la vulnerabilità degli esseri umani. Penso che sia un atto di speranza creare qualcosa che mostri vulnerabilità. Perché se sei consapevole della vulnerabilità dell'esistenza, puoi diventare rispettoso e attento verso ciò che hai. Volevo sottolineare la bellezza dell'esistenza, dell'essere vivi. Ma ovviamente, per ottenere questo scopo, devi avere un contrasto; si deve mostrare il lato brutto, crudele, dell'esistenza. Per esempio, guardando alla storia dell'arte, molti dipinti sono decisamente tragici. Ma anche se raffigurano scene crudeli e tristi, dipingendole gli artisti hanno in qualche modo trasferito l'energia e creato speranza.» - Roy Andersson
«Quella di Roy Andersson è un’estetica granitica, qualcuno potrebbe credere che è tanto imperturbabile rispetto alle tendenze quanto prevedibile: in effetti il dispositivo è lo stesso di Un piccione seduto su un ramo… (una riflessione in quadri – come sempre splendidamente composti – sulla vita) soltanto sempre più ripulito da ogni inutile orpello: in About Endlessness anche quello che potrebbe apparire un capriccio, come la sequenza chagalliana su cui si apre il film, nella quale vediamo un uomo e una donna che abbracciati sorvolano la città, è perfettamente giustificata se ragioniamo in termini di economia dell’opera: sono quelle immagini a suggerirci la prospettiva da cui il regista sceglie di raccontarci le cose. Una prospettiva oltremondana, lunare, la sola forse da cui poter cogliere, come lui stesso dichiara, «l’infinità dei segni dell’esistenza.» - Matteo Marelli, Film Tv
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