Winter Adé. Sulle immagini in bianco e nero del film aleggia spesso una luce tetra, invernale. Insieme ai resti di neve sporca che si vedono sullo sfondo, quel senso di freddezza che ne scaturisce sottolinea le forti emozioni legate alle storie narrate. Su sfondi dimessi il film racconta di una Germania dell’Est completamente diversa da quella propagata nel 1989 dal Partito di Unità Socialista per i 40 anni della RDT. La RDT è tutt’altro che un paradiso per i lavoratori. E le celebrazioni per la festa della donna creano un contrasto forte, quasi brutale, con la realtà mostrata dal film. Winter Adé racconta di tanti tentativi di emancipazione portati avanti con coraggio, ma anche di esistenze non appagate. Nessuno dei numerosi matrimoni ritratti dalla regista ha reso felici i coniugi. “È sempre facile dirlo con il senno di poi, ma in retrospettiva sembra quasi che siano stati anche film come questo a far capire quanto la gente nella Germania dell’Est fosse arrivata allo stremo delle forze. Helke Misselwitz è riuscita a creare un film eccellente sulla situazione delle donne nel suo paese, un film che colpisce grazie alla sensibilità che la regista mostra nel ritrarre le persone” (Fischer Film Almanach 1990). Winter Adé, con questo titolo paradossale, è uno dei pochi film veramente femministi che la ex RDT abbia mai prodotto.
GERMANIA IN AUTUNNO 2019
Trenta anni fa, ancora muro e filo spinato. Un mondo diviso fisicamente a metà. Fatto di donne e di uomini intenti ad elemosinare un salvacondotto, per vedere oltre, andare oltre, ritornare oltre. E poi basta un pomeriggio ed una notizia ventilata: “Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente”. Ed il mondo è ora a cavalcioni di quei rettangoli di cemento, balla sul suo sottile spessore, prende a martellate la sua anima di ferro. Il giorno in cui il confine cadde, la cortina dell’Est che era nebbia fitta, si dissolve. C’erano uomini e donne, sempre gli stessi, forse un po’ più vecchi, ma con storie nuove, storie che all’Ovest era il momento di ascoltare. Gli idoli se ne vanno, sono in volo sopra la città: le grandi statue fuggono all’orizzonte, nell’eco un “Good Bye Lenin” che è grido di gioia e lacrima strozzata.
Rassegna organizzata in collaborazione con Istituto Tedesco Perugia e Goethe Istitut Italien